Prima i nostri: ‘Così non va’
Il governo boccia l’iniziativa d’applicazione Udc. Sì invece alla precedenza indigena nel parapubblico La proposta: permessi di lavoro a stranieri, solo se non c’è un residente. ‘Non rispetta il diritto superiore’ per l’esecutivo. Marchesi: ‘Sono in malaf
Può bastare un solo no a cancellare molti sì. Un no come quello pronunciato ieri dal Consiglio di Stato sull’iniziativa parlamentare con la quale l’Udc intende applicare il principio costituzionale ‘Prima i nostri’. Un’iniziativa che propone in sostanza di concedere permessi di lavoro a stranieri solo se un posto non può andare a un residente e che in un comunicato il governo giudica “in contrasto con il diritto superiore”. Invitando pertanto il Gran Consiglio, al quale spetterà l’ultima parola, a respingerla. Stessa sorte per la ‘tracciabilità dei pagamenti’ (vedi articolo a lato). Accolte invece “favorevolmente” le numerose proposte partorite dalla Commissione speciale Prima i nostri che “mirano a prescrivere alle aziende pubbliche e parapubbliche, e agli enti privati legati allo Stato da contratti di prestazione, di dare la precedenza a persone residenti, a parità di qualifiche”. Magra consolazione per i democentristi. Anche perché norme che fissano la precedenza indigena in realtà come BancaStato, Eoc e via dicendo si limitano a formalizzare “una prassi già da tempo adottata dal Cantone”. Insomma, quei sì non compensano il no all’iniziativa per applicare il principio costituzionale ‘primanostrista’. Un’iniziativa da respingere, specifica il Consiglio di Stato nella sua nota stampa, poiché contraria al diritto superiore e “in attesa che venga chiarito il margine di manovra del legislatore cantonale” in materia di stranieri e permessi. Un chiarimento atteso a breve: “Nei prossimi mesi, quando il Consiglio federale licenzierà il messaggio sul conferimento della garanzia federale alle modifiche della Costituzione cantonale stabilite con la votazione del 25 settembre 2016”. La votazione che vide la maggioranza dei ticinesi dire sì a ‘Prima i nostri’. «Sono profondamente amareggiato», commenta l’ex presidente della commissione speciale Gabriele Pinoja. «Ho l’impressione – aggiunge il capogruppo de La Destra – che questo governo non abbia coraggio. Dovremmo invece sfruttare al massimo tutte le possibilità a nostra disposizione per sostenere la manodopera indigena. Spero che in Consiglio di Stato il voto non sia stato unanime e che perlomeno i due leghisti fossero con noi». «Il governo – gli fa eco il presidente Udc Piero Marchesi – non ha mai voluto applicare ‘Prima i nostri’. L’ha dimostrato subito dopo il voto popolare, lo dimostra ancora oggi bocciando un’iniziativa chiesta e voluta da tutti i partiti. È in malafede». E non solo. L’esecutivo peccherebbe pure di incongruenza: «Da un lato – spiega il democentrista – contesta che applicando l’iniziativa si lede il diritto superiore. Dall’altro si dice però d’accordo di inserire la preferenza indigena nel pubblico e nel parapubblico. Come si fa a sostenere che un principio nel pubblico va bene e nel privato no? Non è la stessa cosa?». E ora? «La decisione finale spetta al parlamento. Auspico quindi – conclude Marchesi – che chi a suo tempo ha detto ‘presentate una legge d’applicazione e la voteremo’ mantenga le sue promesse. Dimostrando così di rispettare la volontà popolare».