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Un paese senza eroi

- Di Monica Piffaretti

Non lo nascondo: preferivo Laura Sadis. Prima di tutto perché molto capace; poi perché donna; poi ancora perché, pur se ticinese, non sarebbe stata sostenuta a spada così tratta dall’Udc; e, infine, perché ho spesso condiviso la sua linea politica di equilibrio al Nazionale e in governo. Ma tant’è: due minuti dopo il fischio iniziale della partita per il dopo Burkhalter, con due dribblate, è tornata in panchina. Ignazio Cassis, area centro-destra, è quindi diventato il candidato unico del Plrt. Lui dopo Flavio Cotti? Ho così iniziato a cercare di conoscerlo meglio, seguendo la campagna sui media. Devo dire che il nodo del suo forte legame profession­ale con le casse malati mi ha dato fastidio. Parecchio. Mi piacciono le personalit­à politiche indipenden­ti. Più lo sono più le stimo, al di là del fatto che abbiano o no una visione politica vicina alla mia. Insomma, mi piace chi gioca libero. Chi sa sorprender­e, non bela col gregge e non ubbidisce a eminenze grigie. Ho però (quasi subito) dovuto ammettere che la ‘questione cassamalat­ara’ era già stata metabolizz­ata da tempo, essendo Cassis sperimenta­to capogruppo liberale alle Camere. C’è stato poi il capitolo della doppia cittadinan­za che avrebbe fatto bene a non abbandonar­e (anche perché oggi tanti sono gli svizzeri binazional­i), ma ho ritenuto la questione piuttosto personale: una decisione che spetta al singolo che ha una sua storia familiare e che ambisce alla poltrona di ministro sotto una precisa bandiera nazionale. Ho poi sentito che Cassis è per la liberalizz­azione della cocaina. Per una che è anche contraria alla liberalizz­azione della canapa… Ma, mettendo ogni cosa sulla bilancia, mi auguro che il ticinese si aggiudichi lo sprint finale perché ho apprezzato (tanto) la sua genuinità nell’intervista che ha rilasciato ieri proprio a questo giornale. C’è molto nelle sue risposte. C’è un’umanità che va oltre le posizioni politiche che – devo ammettere – mi ha colpito. Altri uomini politici – i cosiddetti ‘Alphatier’, cioè quelli dominanti che entrano in politica come pugili sul ring e che sentono il potere sotto i polpastrel­li come un chitarrist­a le corde – mai avrebbero mostrato il lato umano che Cassis ha svelato. La solitudine del candidato; la modestia molto elvetica (e speriamo che tale rimanga) dei mezzi nell’approcciar­e la campagna; il fastidio nel trovarsi certi giornalist­i in casa (persino accanto al divano divenuto oggetto di analisi); la sua ammissione ‘Sì, la tensione interiore non te la porta via nessuno’. Ve li sareste immaginati Blocher o Couchepin fare tali confession­i? Due ex che tirano ancora qualche cordina… Ecco, in questo mi è piaciuto molto: nella capacità di essere se stesso. Senza indossare i panni del mattatore a cui tutto riesce senza fatica. No, nelle risposte date, egli indossa quelli dell’uomo che, per compensare lo stress mentale e fisico che da settimane sente gravare sulle spalle, fa jogging; che sotto i riflettori (romandi) ha avuto anche momenti no. Certo, queste non sono consideraz­ioni di natura squisitame­nte politica. Tratteggia­no però un certo carattere in grado di far squadra (e concordanz­a). I deputati soppeseran­no ben altro (temi, tattiche, vantaggi partitici/personali…) prima di votare. In politica non si regala niente. Ma mi piace comunque evidenziar­le. Perché, che diavolo, un po’ di umanità (autentica, che non profuma di plastica e non è pilotata dagli esperti di marketing) – a sinistra come a destra – davvero non guasta. In bocca al lupo, quindi! Una Svizzera, con un italofono nel cockpit federale non sarà la fine del mondo, che andrà avanti per la sua strada (oggi piuttosto impervia). Però sarà una patria che mette in mostra il suo grande rispetto per le minoranze. E poi, come dice la celebre frase di Brecht, ‘Beato quel paese che non ha bisogno di eroi’. Appunto.

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