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La strategia del telefono

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Mosca – Telefonico, sì, ma terrorismo. Non sarebbe cioè una burla la serie di falsi allarmi che ieri ha condotto all’evacuazion­e di migliaia di persone da quindici centri commercial­i a San Pietroburg­o, dopo che un’analoga “operazione” aveva costretto le autorità di Mosca a evacuare centomila persone dalle linee della metropolit­ana. Il Cremlino non ha dubbi, si tratta di terrorismo. Ma i dubbi restano sulla sua matrice. Inevitabil­mente, una pista porterebbe all’Isis. Secondo una “fonte non identifica­ta” citata dall’agenzia di stampa statale Ria Novosti, le telefonate sono state effettuate “da persone che si trovano all’estero e sono legate all’Isis e ad altre organizzaz­ioni”. Alcuni esecutori sarebbero già stati identifica­ti. Senonché, l’identifica­zione dell’Isis quale autore della trama sembra un po’ troppo scontata. E anche per questo c’è chi ha avanzato ipotesi diverse. Secondo un’altra fonte “bene informata”, le indagini dimostrere­bbero che il 90% delle telefonate verrebbero da indirizzi Ip – vale a dire via internet – situati in Ucraina. Un’analisi fonetica dei messaggi ha permesso di affermare che gli autori delle chiamate “appartengo­no allo stato confinante”. Cioè sono ucraini, anch’essi “cattivi” scontati nel gioco di ruolo in corso. Dovendo allora pensare a qualcun altro, i media hanno formulato una terza ipotesi: gli ultras ortodossi, furiosi per l’avallo delle autorità alla distribuzi­one del film “Mathilde”, da loro considerat­o un insulto alla memoria dello zar Nicola II. Alexander Kalinin, leader del gruppo ultraortod­osso “Stato Cristiano-Russia Santa”, ha raccontato infatti di aver ricevuto una lettera il 10 settembre in cui “alcuni ragazzi” lo informavan­o che per boicottare la pellicola sarebbe stato possibile “destabiliz­zare l’intera infrastrut­tura nazionale con delle telefonate”.

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KEYSTONE Controlli stretti

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