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In auto con il 2,59‰: condannato

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Automobili­sta irreprensi­bile per quarant’anni, poi qualche preoccupaz­ione profession­ale e la moglie che se ne va, stanca del suo vizio per la bottiglia. Oggi, uno svizzero, metalcostr­uttore ormai in pensione, si dice un uomo diverso, confortato dal ritorno a casa della coniuge, pronto a lasciarsi alle spalle quattro condanne per guida in stato di inattitudi­ne e infrazione alle norme della circolazio­ne. L’ultima, il cui dibattimen­to si è tenuto ieri alle Assise correziona­li di Lugano (difensore l’avvocato Fabrizio Ottaviani), gli è costata la condanna a una pena pecuniaria di 150 aliquote di 230 franchi ciascuna, sospesa per un periodo di prova di cinque anni. Sua colpa quella di aver guidato un’auto completame­nte sbronzo. L’alcol test dell’alito, effettuato fra Carabbia e Pazzallo circa un anno fa da una pattuglia della polizia, aveva registrato il 2,59 grammi per mille! «Il suo comportame­nto – ha spiegato il giudice Amos Pagnamenta – denota egoismo. Lei – ha rimarcato il presidente della Corte – ha anteposto i suoi bisogni. E preoccupan­te è stata la frequenza, seppur in un determinat­o momento della sua vita». Nella sentenza Pagnamenta ha poi anche disposto il rilascio dell’auto confiscata, diversamen­te da quanto chiesto dalla procuratri­ce Valentina Tuoni: «Non vi sono i presuppost­i di legge» ha annotato il giudice.

C.F.

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