A colpi di pagaia
In quarant’anni, di acqua nei fiumi, e nei laghi, ne è scorsa parecchia. Acqua che è stata ‘domata’ con mestiere da un gruppo di appassionati che a colpi di pagaia tengono alti i colori del Gruppo canoisti ticinesi (Gct). Fondata nel 1977, la società ha c
Otto lustri di vita costituiscono l’ideale traguardo per un primo bilancio delle attività. E per tracciarne la radiografia miglior interlocutore non c’è se non Ivo Galbusera, sorta di colonna portante del Gct, nonché storico presidente. In... dirittura d’arrivo del suo mandato: alla prossima assemblea, in agenda per venerdì 17 novembre, Galbusera passerà infatti il testimone al suo successore, ancora da designare. Dici canoa e... davanti agli occhi iniziano a scorrere fiumi di immagini. Quelle immagini che raccontano di avventurose uscite, di discese mozzafiato lungo torrenti e canali, oppure di suggestive uscite sul lago al chiarore della luna piena. Perché la canoa – intesa come la intendono le persone che fanno parte del Gct, che raggruppa tutti gli appassionati di questo sport a livello ticinese – è questa. Un’attività che ti permette di vivere la natura come quasi nessun’altra attività sportiva riesce a fare. «E non necessariamente in modo agonistico – s’affretta a precisare il presidente dei Gct Ivo Galbusera –. Anzi, alle nostre latitudini quelli che praticano questo sport a livello agonistico si possono contare sulle dita di una mano. La stragrande parte dei nostri soci pratica la canoa per puro divertimento, alla ricerca di una sfida con sé stessi, con i propri limiti».
‘Il pericolo è sempre in agguato, ma in 40 anni di attività, il Gct non ha mai dovuto fare i conti con infortuni di una certa gravità’
Un po’ di competizione, praticata per giunta ad alti livelli, negli ultimi due anni la si è comunque respirata grazie al Gct, con TicinoMoesa, manifestazione che ha interessato i due omonimi corsi fluviali della Svizzera italiana. «È stato l’evento più esigente in fatto di energie. Sforzi che comunque sono stati ampiamente ripagati da quanto siamo riusciti a mettere in piedi, come pure dai riscontri dei partecipanti stessi». Detto ciò, Galbusera guarda avanti: «Queste due “puntate” ci hanno un po’ prosciugato le energie. Ci siamo accorti che la macchina organizzativa, prima e durante l’evento, richiede più energie di quante non ne possiamo mettere sul campo, ragion per cui dopo la prima “replica”, abbiamo deciso di prendere una pausa di riflessione. Se nel frattempo si fa avanti qualcun altro disposto a rilevare tutto l’apparato organizzativo, siamo ben disposti a cedere il testimone. E, ovviamente, più che volentieri ci mettiamo a disposizione per garantire la necessaria sicurezza». Già, la sicurezza... Quando si pratica la canoa, soprattutto sul fiume, questo aspetto non deve essere trascurato... «Un corso d’acqua può celare insidie a getto continuo. Massi, rapide, improvvisi restringimenti del greto o mutamenti della portata del fiume, possono creare spiacevoli incidenti, anche con drammatiche conseguenze. Un aspirante canoista che fa capo alla nostra struttura prima di ricevere luce verde definitiva per praticare sui fiumi deve seguire uno specifico corso, che si compone di due uscite sul lago e di altre 5/6 sul fiume. Solo a quel punto è pronto per fare attività libera. Questo “apprendistato” è indispensabile per limitare al massimo i rischi di incidenti. I risultati, del resto, sono lì da vedere: in quarant’anni di attività, in seno al nostro club non si sono mai verificati incidenti seri. Qualche “bagatella” sì, ma mai cose gravi». E sul lago, quali possono essere i potenziali pericoli? «Lì i principali grattacapi derivano dalle condizioni meteo (improvvisi acquazzoni, temporali su tutti) oppure dagli altri utenti del bacino. Penso in particolare a battelli e aliscafi, le cui onde possono destabilizzare un canoista, soprattutto se alle prime armi. Ma posso comunque dire che in generale siamo ben rispettati dagli altri utenti dei laghi. Come pure dei fiumi: lì gli “altri” sono i pescatori, con cui si cerca comunque di avere una sana convivenza, nel senso che chi pratica la canoa cerca di farlo arrecando il minor disturbo possibile a chi pesca, e viceversa».