Attacca solo per difendersi
Chi raccoglie castagne, chi passeggia ai margini del bosco o si siede sui sassi può inavvertitamente sfiorare o schiacciare una vipera. Due tipi iniettano veleno in Ticino. Lo fanno se si sentono minacciate. Dolore, gonfiore, nausea... lo scorso anno son
Morde e inietta il suo veleno solo se si sente veramente minacciata. Stiamo parlando delle vipere berus (il marasso) e aspis (atra e francisciredi). Le uniche due specie velenose in Ticino. Se le conosci le eviti. Il marasso vive nelle zone montane e lo si incontra piuttosto raramente, predilige cespugli, sassaie, zone più umide come torbiere, zone paludose. Mentre l’aspis è ovunque, da Mendrisio fino all’alto Ticino: sta in roveti, muri a secco, cascine diroccate, ai margini del bosco dove spesso trova rifugio nelle radici delle piante. Vediamo allora dove è meglio non mettere mani o piedi per evitare di essere morsicati. Perché purtroppo succede a vari escursionisti, magari in cerca di castagne con queste belle giornate calde. Lo scorso anno 36 persone sono state morse da serpenti indigeni velenosi, più nove animali (otto cani e un gatto): cifre fornite da Tox-Info Suisse che registra tutti i casi in Svizzera. I sintomi possono essere leggeri fino a complicazioni gravi. L’ultimo decesso risale al 1961. Grazie alle attuali cure mediche, non si muore più per una vipera. Per i pazienti più acuti c’è l’antidoto, tenuto in ospedale, che va somministrato da un medico, dopo attente valutazioni.
Meglio evitarla che finirci sopra
Sono animali piuttosto sedentari e schivi, fanno di tutto per evitare l’uomo: «Vivono in aree ristrette, alcune le seguo da anni e le ritrovo sempre nei medesimi luoghi (ai margini dei boschi, nei muri a secco o nei cumuli di legna) dove trovano piccoli mammiferi e possono scaldarsi», spiega Grégoire Meier che le osserva per ore, le fotografa e studia da anni (ha pubblicato il libro ‘Vipere italiane: gli ultimi studi sulla sistematica, l’ecologia e la storia naturale’) e insegna agli scolari a non temerle. Lui le cerca, mentre altri le eviterebbero volentieri. «Iniziano la loro attività quando il sole lambisce il loro habitat, escono dai rifugi e accumulano calore. Se ci sentono arrivare scappano, ma a
volte le si trova sdraiate, come appisolate, lungo un sentiero o capita di avvicinarle involontariamente. Se siamo troppo vicini tenteranno di morderci, perché si sentono minacciate. Per osservarle senza pericolo, bisogna rimanere dunque ad un metro e mezzo di distanza». E se una vipera ci sbarra la strada su un sentiero, basta fare rumore: «Basta
battere i piedi, per farla scappare. Spesso fugge verso il basso oppure scatta nel suo rifugio: meglio evitare quindi di contornarla dal basso, se ci troviamo su di un pendio», precisa Meier. Anche banali movimenti possono costarci una morsicatura. «Quando si spostano sassi e legna, dare colpi e guardare dove si mettono le mani.
Guardare prima di sedersi nelle pietraie e quando si raccolgono ad esempio castagne». È stato morsicato, ma questo non lo scoraggia. La prima volta aveva 9 anni. «Era un aspis, non mi ha iniettato il veleno, che è prezioso per cacciare. Quando morsica, può decidere se usare il veleno o meno». La seconda, ha fatto più male: «Dieci minuti dopo il morso ho sentito un bruciore localizzato alla mano, passati 30 minuti era gonfia fino al gomito. Non ho avuto né vomito, né diarrea», racconta. Si è recato all’ospedale: «Mi hanno tenuto in osservazione». La terza volta è stato punto sul dito: «Ho fatto un controllo in ospedale, ma non ho mai fatto uso del siero».