Due miliardi di lire, zero euro
È una storia inverosimile quella capitata nei mesi scorsi a una donna di 43 anni originaria di Messina. La donna, nel mese di luglio 2017, dopo la scomparsa dello zio paterno, morto celibe e senza figli, ha ereditato le proprietà di quest’ultimo tra le quali spicca un conto corrente con relativa cassetta di sicurezza presso l’Ubs di Lugano. All’apertura della cassetta sono state rinvenute banconote in lire di vario taglio (500mila e 200mila) e titoli di Stato per un valore complessivo di 2 miliardi del vecchio conio. La vicenda è riportata dal portale strettoweb.com che ne riferisce in dettaglio. Inutile dire che, felice quanto stupita dell’inatteso patrimonio, la 43enne si è subito recata in banca per la conversione del denaro, ma purtroppo allo sportello Bankitalia le è stato detto che il cambio in euro non era più possibile. Per quale motivo? Perché il termine decennale stabilito per il cambio delle lire in euro è scaduto cinque anni fa, nel 2012. La risposta è andata di traverso alla donna che perciò si è rivolta all’avvocatessa Annalisa De Angelis per cercare di ottenere ragione e soprattutto riuscire a cambiare i soldi in euro. E, in effetti, la legale ha fatto causa alla Banca d’Italia e ha deciso di presentare qualche giorno fa, una diffida per ottenere la liquidazione della somma nel corrispondente valore in euro. La causa è peraltro basata, ha dichiarato l’avvocatessa, sulla “giurisprudenza, che stabilisce come qualsiasi termine di prescrizione o decadenza decorre da quando il soggetto è posto in grado di far valere il proprio diritto, quindi nei casi in esame i dieci anni per il cambio lire/euro decorrono dal giorno del ritrovamento delle somme in lire”. Nel frattempo alcuni cittadini, in casi simili, hanno sollevato l’illegittimità costituzionale del decreto Monti.