laRegione

Argo 1, ora sabbia fango e ventilator­i!

- Di Matteo Caratti

Per carità, il mondo è bello perché è vario. In questi mesi i ticinesi hanno potuto constatare cosa hanno detto, ma soprattutt­o fatto, i politici confrontat­i col caso Argo 1. Ce n’è per tutti i gusti e colori. Attivi, passivi, indignati e pompieri. Anche i mass media, trattando quello che a tutti gli effetti resta uno scandalo al sole, hanno dimostrato una diversità di approccio. Quanto fatto dalla nostra testata lo giudichi il lettore. Alcuni scavano; altri stanno a guardare; altri ancora portano sacchi di sabbia e (all’occorrenza) ventilator­i. Fra chi ha scavato e illuminato cunicoli nascosti v’è certamente Falò, che, con le scottanti rivelazion­i (ah, le cene di Bormio!) di un’inchiesta coi fiocchi (e i baffi), ha rilanciato la vicenda ormai quasi ‘bella addormenta­ta’, obbligando Governo e Parlamento a darsi una mossa. Quanto ai sacchi di sabbia e ai ventilator­i, sconcerto e pubblica condanna firmata dalla redazione di Falò e dalle associazio­ni dei giornalist­i ha destato la gestione del caso da parte del blasonato ‘Corriere del Ticino’. Questo perché, a due riprese, ha calpestato le più elementari regole del giornalism­o: con un’informazio­ne a tutta prima pagina sulla celata invalidità del superteste, si è tentato di screditarl­o, salvo poi non dar conto nell’edizione successiva che, ciò nonostante, per la procura egli rimaneva credibile. Passi uno scivolone, ma sull’edizione del giorno dopo, la cosa si è pure ripetuta. Non si lascia, ma si raddoppia e si bollano due ex agenti di sicurezza di Argo 1, motori della denuncia, di – citiamo – ‘infiltrati’ del sindacato Unia nell’agenzia di sicurezza e informator­i di Falò. E questo facendo nomi e cognomi (con particolar­e evidenza), quando non c’era necessità alcuna di svelarne le generalità. Tanto più che si tratta di persone che stanno legittimam­ente facendo valere i loro diritti di lavoratori dipendenti, reclamando salari non versati (nero, usura…), e che sono parti lese! Evidenteme­nte, chi si trova in posizioni simili alla loro, ora inizia a temere e dalle bocche le parole potrebbero stentare a uscire... Se è quello che qualcuno voleva – avviare il ventilator­e del fango e trovare una cassa di risonanza per messaggi potenzialm­ente fors’anche intimidato­ri – l’esercizio sembrerebb­e riuscito. Emblematic­o il seguito della vicenda (cfr. servizio a pagina 5): uno dei due ex agenti di Argo 1, dopo l’articolo del Cdt (!), è stato sospeso dall’incarico al centro richiedent­i l’asilo di Camorino. Ha quindi finito per pagare due volte. La prima, perché non è stato del tutto retribuito per il lavoro svolto ad Argo 1; la seconda, perché, quando ha agito in giustizia, è stato pubblicame­nte additato / screditato sulla prima pagina del foglio luganese come ‘infiltrato’ del sindacato, finendo sospeso. Ma non è tutto. Chi si è intravisto dopo il servizio ‘giornalist­ico’ del Corriere? Roba da non crederci: una persona non propriamen­te disinteres­sata. Udite, udite: il capo Divisione (cioè un alto funzionari­o) di Beltramine­lli (che balla già male con Argo 1 per via dei mandati diretti plurimilio­nari senza ancora un perché) che ha perlomeno condiviso la decisione di sospension­e. Che bisogno c’era? Signori, giù le mani: il terreno è arato dalla giustizia! Morale della favola: visto che su Argo 1 stanno indagando i tre poteri dello Stato, qualcuno deve aver pensato bene (anzi male) che fosse necessario mobilitare una parte del quarto potere, armandolo e servendose­ne. E lui si è prestato al gioco, mettendo a repentagli­o la propria credibilit­à. Un’ultima domanda: ma perché tanta agitazione nello stagno azzurrino? Forse che le anatre zoppe e i loro accoliti temano il peggio? Tsunami in arrivo?

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