L’accoltellatore ha un volto
Numerosi gli interventi chiesti all’ente pubblico; tra questi la chiusura del locale al cui esterno è avvenuto il fatto di sangue. Bertini: ‘Il problema va risolto alla radice’.
A immortalare il probabile aggressore il sistema di videosorveglianza. Manca ancora l’identità. E mentre alcuni residenti chiedono la chiusura del Blu Martini, emerge un presunto precedente.
Dall’intensificazione del monitoraggio nelle aree sensibili all’aumento dei controlli, fino a una ventilata – ma per ora decisamente remota e poco giustificabile – chiusura del locale notturno, il Blu Martini. Dopo la rissa che ha insanguinato via al Forte in centro a Lugano, il Municipio valuta le opzioni d’intervento alla sua portata. «Giovedì, con gli altri colleghi, tutte le proposte che ci sono arrivate verranno portate in Municipio e discusse» ha spiegato ieri il sindaco Marco Borradori, a seguito di un incontro con i rappresentanti del quartiere in cui è avvenuto il fatto. «A noi preme dare un segnale alla cittadinanza – ha aggiunto il sindaco –, è giusto che la città viva, che vi si investa e che l’ente pubblico faccia il suo compito quando necessario». Non ha parlato di segnale ma di «risposta corale» invece il vicesindaco, nonché capodicastero Sicurezza, Michele Bertini: «La risposta a fatti di questo genere va data sui tre livelli istituzionali, tramite i vari poteri dello Stato». Il riferimento del municipale, come già nei giorni scorsi, è principalmente a una punizione più severa da un punto di vista giuridico. «A maggior ragione – ha ribadito – se dovesse rivelarsi vero che i coinvolti nella rissa erano già stati protagonisti di fatti simili (cfr. correlato, ndr)». La gravità di quanto accaduto il weekend scorso è stata sottolineata anche da Alberto Montorfani, segretario della fondazione Quartiere Maghetti (Qm) nonché rappresentante della cittadinanza che ha incontrato ieri il Municipio. «Non si sono presi a cazzotti quattro ubriachi, ma a coltellate quattro criminali – ha detto –, è un cambiamento di paradigma». Malgrado l’episodio abbia creato un senso di «delusione, tristezza e sgomento», Montorfani ha spiegato però che «non c’è un senso di insicurezza generale» per gli abitanti del quartiere. L’incontro di ieri fra cittadini ed esecutivo è stato valutato positivamente da entrambe le parti. Mentre secondo il segretario del Qm il triste fatto è l’occasione per riflettere più approfonditamente sulle ragioni di questi episodi, Bertini ha voluto porre l’accento sull’importanza del rapporto di fiducia tra istituzioni e popolazione. «Determinate scene del mondo della notte, che sfiorano la tragedia, fanno molto male – ha valutato –, se non avviene una presa di coscienza generalizzata, una delle conseguenze può essere la perdita di fiducia nelle istituzioni». Da lì, anche l’appello a continuare a investire nel settore della sicurezza e a non abbassare la guardia. Un auspicio politico, malgrado la città si sia qualificata come la più sicura della Svizzera secondo le statistiche ancora solo l’ultima primavera.