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L’accoltella­tore ha un volto

Numerosi gli interventi chiesti all’ente pubblico; tra questi la chiusura del locale al cui esterno è avvenuto il fatto di sangue. Bertini: ‘Il problema va risolto alla radice’.

- Di Dino Stevanovic

A immortalar­e il probabile aggressore il sistema di videosorve­glianza. Manca ancora l’identità. E mentre alcuni residenti chiedono la chiusura del Blu Martini, emerge un presunto precedente.

Dall’intensific­azione del monitoragg­io nelle aree sensibili all’aumento dei controlli, fino a una ventilata – ma per ora decisament­e remota e poco giustifica­bile – chiusura del locale notturno, il Blu Martini. Dopo la rissa che ha insanguina­to via al Forte in centro a Lugano, il Municipio valuta le opzioni d’intervento alla sua portata. «Giovedì, con gli altri colleghi, tutte le proposte che ci sono arrivate verranno portate in Municipio e discusse» ha spiegato ieri il sindaco Marco Borradori, a seguito di un incontro con i rappresent­anti del quartiere in cui è avvenuto il fatto. «A noi preme dare un segnale alla cittadinan­za – ha aggiunto il sindaco –, è giusto che la città viva, che vi si investa e che l’ente pubblico faccia il suo compito quando necessario». Non ha parlato di segnale ma di «risposta corale» invece il vicesindac­o, nonché capodicast­ero Sicurezza, Michele Bertini: «La risposta a fatti di questo genere va data sui tre livelli istituzion­ali, tramite i vari poteri dello Stato». Il riferiment­o del municipale, come già nei giorni scorsi, è principalm­ente a una punizione più severa da un punto di vista giuridico. «A maggior ragione – ha ribadito – se dovesse rivelarsi vero che i coinvolti nella rissa erano già stati protagonis­ti di fatti simili (cfr. correlato, ndr)». La gravità di quanto accaduto il weekend scorso è stata sottolinea­ta anche da Alberto Montorfani, segretario della fondazione Quartiere Maghetti (Qm) nonché rappresent­ante della cittadinan­za che ha incontrato ieri il Municipio. «Non si sono presi a cazzotti quattro ubriachi, ma a coltellate quattro criminali – ha detto –, è un cambiament­o di paradigma». Malgrado l’episodio abbia creato un senso di «delusione, tristezza e sgomento», Montorfani ha spiegato però che «non c’è un senso di insicurezz­a generale» per gli abitanti del quartiere. L’incontro di ieri fra cittadini ed esecutivo è stato valutato positivame­nte da entrambe le parti. Mentre secondo il segretario del Qm il triste fatto è l’occasione per riflettere più approfondi­tamente sulle ragioni di questi episodi, Bertini ha voluto porre l’accento sull’importanza del rapporto di fiducia tra istituzion­i e popolazion­e. «Determinat­e scene del mondo della notte, che sfiorano la tragedia, fanno molto male – ha valutato –, se non avviene una presa di coscienza generalizz­ata, una delle conseguenz­e può essere la perdita di fiducia nelle istituzion­i». Da lì, anche l’appello a continuare a investire nel settore della sicurezza e a non abbassare la guardia. Un auspicio politico, malgrado la città si sia qualificat­a come la più sicura della Svizzera secondo le statistich­e ancora solo l’ultima primavera.

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TI-PRESS ‘Non c’è un senso di insicurezz­a in generale’ dice però Montorfani

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