‘La politica? Col pensiero lungo’
Attivo da pochi anni, ma presente alle Camere federali, il partito di Marinotti fatica a radicarsi in Ticino. Il motivo? ‘Non si guarda più alle strategie’.
Quel fascino discreto della borghesia... illuminata, colta, che guarda al mercato, senz’altro libero, e al contempo all’ambiente, alla protezione del territorio come dell’aria che respiriamo. I ‘Verdi liberali’, partito relativamente giovane ma già affermato a livello svizzero, sta crescendo. Lo dicono recenti sondaggi che gli attribuiscono un più 0,8 per cento. In tempi che il vento ecologista spira costante, grazie anche ai “negazionisti” come il presidente Trump. Oltre Gottardo il partito va forte. Non così in Ticino, dove i Verdi liberali sono ufficialmente “scesi in campo” con le elezioni 2015 mancando l’ingresso in Gran Consiglio con un misero 0,44 per cento di voti. «In una realtà relativamente piccola come la nostra, si fatica a far passare i nostri concetti che non guardano alla quotidianità, ma puntano sul medio termine» ci dice Franco Marinotti, presidente della sezione ticinese.
Allora Marinotti, da un lato l’interesse per l’ambiente non svanisce, ma dall’altro questo interesse non si tramuta in consensi per voi. Come se lo spiega?
Io credo che noi fatichiamo non tanto per i temi sull’ecologia, quanto per una certa stabilità in politica. In verità cambia molto poco in un cantone, come il nostro, che conta circa 350mila persone e in cui votano molte di meno. Non cambiando niente, chi si presenta per la prima volta deve fare un lavoro immane. Al contempo i temi ecologici sono ormai patrimonio di tutti i partiti ed è difficile far capire a chi vota che noi ce l’abbiamo nel Dna.
Ma è così da un po.’..
Certo. Il nostro essere ecologisti si traduce con un programma di lungo respiro. La nostra ecologia presuppone più il cambio generale dei comportamenti, che non risposte puntuali, magari importanti ma parziali, come togliere i parcheggi o limitare la velocità sull’autostrada. In verità è necessario cambiare il sistema.
Per quanto stiamo vivendo una fase complicata. I processi migratori, il terrorismo...
È vero, ma perché si ragiona a corto termine. Prendiamo i processi migratori, condizionati in modo importante anche dai processi climatici. Penso alla desertificazione dell’Africa. Un’alta percentuale di africani fugge dai propri paesi perché non ha più mezzi di sussistenza e non riesce a fare economia. Un elemento importante spesso trascurato dai media.
Perché se ne parla poco?
Perché è colpa nostra. Abbiamo ridotto l’Africa la pattumiera del mondo. C’è chi dice investiamo lì. Certo, ma per loro, per chi ci vive. In verità quando gli occidentali investono in Africa, alla popolazione locale non resta manco un penny. Serve un’ampia strategia.
Sarà che oggi, in politica, per avere successo bisogna puntare sul ‘qui e adesso.’ La quotidianità.
Non lo so. È vero che la politica si ferma ai temi circoscritti e questi spesso non vengono contestualizzati, non tengono conto di una visione. La nostra è prettamente liberale e dunque ci contraddistingue dai Verdi e dalla sinistra. Al contempo però non siamo ideologizzati.
Però avete la pretesa di mettere assieme il mercato con l’ambiente in un progetto di ampio respiro, quando oggi si ha voglia di vivere solo il presente. Questo è molto ideologico.
Beh, diciamo che la nostra politica è poco propagandista, ma siamo un partito moderno. Resta il fatto invece che in una realtà come quella ticinese non riusciamo ad avere spazio.
Fra due anni tenterete ancora la carta del Gran Consiglio?
Certamente. Crediamo di avere tutte le qualità necessarie e anche la freschezza tipica di chi è politicamente giovane.
Ma perché votarvi?
Perché noi abbiamo l’ecologia nel sangue. In un’ottica liberale che guarda alla crescita economica innovativa e sana.