Uss e Syndicom rilanciano sulla Posta
Si deve agire su più fronti e compatti per evitare che nell’arco di pochi anni il Ticino si ritrovi con soltanto 10 uffici postali. Da qui l’esigenza di un incontro anche per segnalare “la necessità di sospendere il progetto di smantellamento messo in atto dalla Posta fino a quando non sarà presentata e approvata una nuova pianificazione degli uffici postali”. È quanto si legge in una lettera che i sindacati Uss Ticino e Syndicom hanno inviato nei giorni scorsi alla deputazione ticinese alla Camere federali. Occorre dunque fermare la Posta, si precisa, che nonostante i segnali giunti dalle Camere federali “si sta comportando in maniera antidemocratica e irrispettosa delle istituzioni del nostro Paese”. I sindacati citano l’ultimo esempio, quello di Balerna, dove si è deciso di chiudere lo sportello del ‘gigante giallo’ “malgrado la forte opposizione del Comune”. L’azienda tira dritto, nonostante la presa di posizione del Gran Consiglio ticinese dove si propone una moratoria; richiesta quest’ultima contenuta anche in una mozione presentata a livello nazionale. Tutte le istituzioni ticinesi coinvolte, dunque, dalle più piccole alle principali, hanno alzato la voce sui tagli voluti dalla Posta, ma quest’ultima non ci sente. Anzi, “i responsabili regionali della Posta in Ticino – aggiungono i sindacati – hanno pubblicamente confermato che la Posta non ha nessuna intenzione di rallentare il suo programma di chiusure”. Da qui l’appello alla deputazione ticinese alle Camere federali con la speranza che sia ancora possibile fermare la strategia messa in atto dall’azienda che tanto rappresenta e ha rappresentato per la Svizzera e per il Ticino. Un passato glorioso che ha iniziato a incrinarsi, ricordano i sindacati, vent’anni or sono quando il parlamento federale decise di “aziendalizzare” la Posta e liberalizzare i servizi postali. Poi, nel 2010, la trasformazione in società anonima; cambiamenti che “hanno avuto pesanti conseguenze, soprattutto per il personale ma non solo”. Dal 2012, ricordano ancora Uss Ticino e Syndicom, i cambiamenti hanno subito “un’accelerazione” con la chiusura di centinaia di uffici e il peggioramento della qualità della distribuzione.