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‘Sono tutti Anna Frank’, poi si gioca

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Tranquilli: oggi, al più tardi domani, se ne saranno già dimenticat­i. Loro, i miserabili fascisti sostenitor­i della Lazio, che hanno utilizzato l’immagine di Anna Frank per irridere la tifoseria avversaria; e tutte quelle brave persone che hanno reagito “sdegnate” all’ennesimo insulto alla memoria della Shoah. I primi, avendo liquidato come “goliardata” la loro abiezione; i secondi, orgogliosi di essersi potuti qualificar­e su Twitter o alle agenzie di stampa “io sono Anna Frank”, come altri si dissero un giorno “Je suis Charlie”, essendo più o meno provato che la bontà allunga la vita. Degli “autori del gesto”, una quindicina è già stata identifica­ta. Tra di loro un tredicenne. La magistratu­ra indaga per “istigazion­e all’odio”. Ed è un sollievo per dirigenti e aficionado­s che possono così affermare che il resto della tifoseria “è sano”, e che la “curva ha un cuore grande”. Ma erano ben più di una quindicina quelli che in tempi non così lontani avevano esibito due striscioni eloquenti: “Auschwitz la vostra patria” e “I forni la vostra casa”. E molti di più quelli che assistevan­o senza fare una piega. E migliaia quelli che applaudiva­no un giocatore della stessa squadra che festeggiav­a un gol con il saluto romano. La differenza tra quel misero fascista in erba, i suoi mentori criminali, e tutti gli altri, è che a loro sarà negato d’autorità un certo numero di partite dal vivo, mentre quelli della zona grigia torneranno senza problemi allo stadio, confusi, e al sicuro, nella massa. Ascolteran­no pazienti i discorsi edificanti dei dirigenti appena tornati dalla rituale visita alla sinagoga; si accomodera­nno a pazientare per il tempo di lettura di qualche passo del celebre (ma non abbastanza) Diario; scalpitera­nno in attesa che sia passato il “minuto di riflession­e” deciso dalla Lega calcio per onorare le vittime dello sterminio nazista e ammonire sull’obbrobrio antisemita. E nemmeno tutti: gli ultrà dell’Ascoli hanno già detto che loro non ci stanno: “Pensiamo ai nostri terremotat­i e ai nostri anziani, piuttosto”. Anna Frank: un calcio – Il Calcio – all’umanità.

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Senza colpa, lei

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