laRegione

Un preconsunt­ivo amaro per il ceto medio-basso

- Di Ivo Durisch

Il rendiconto intermedio di fine settembre, presentato mercoledì dal Dipartimen­to delle finanze e dell’economia, ha suscitato principalm­ente dei commenti positivi. Eppure basta osservarlo con un pizzico di attenzione in più per osservare che il migliorame­nto rispetto al preventivo non è privo di spine. Oltre che dalle entrate straordina­rie, il risultato è infatti stato generato anche grazie a maggiori risparmi su delle voci di spesa che toccano principalm­ente le fasce più deboli della popolazion­e. Se da un lato si registrano delle entrate straordina­rie positive per le casse dello Stato, quali la distribuzi­one straordina­ria dell’utile della Banca nazionale e le devoluzion­i allo Stato in seguito a con- fische del Ministero pubblico legate a dei reati patrimonia­li, dall’altro si osservano risparmi superiori al previsto in ambiti come gli assegni integrativ­i Afi/Api, l’assistenza, la disoccupaz­ione, il personale dell’Amministra­zione cantonale o nell’ambito dei rifugiati e dei richiedent­i d’asilo. La riduzione della spesa per gli assegni integrativ­i Afi/Api di oltre 4 milioni di franchi riguarda le famiglie in difficoltà, che dispongono di un reddito insufficie­nte e che hanno figli. Questi assegni sono stati previsti per lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, per evitare che la nascita di un figlio diventi causa di miseria. Condizioni di cui i figli soffrono in particolar modo, anche perché senza questi assegni potrebbero essere costretti a dei deficit formativi o a privazioni che incidono negativame­nte sulle pari opportunit­à. In quest’ambito lo Stato aveva già portato avanti dei dolorosi tagli col preventivo 2016. Questa politica è stata poi confermata da ulteriori tagli proposti con la “Manovra di risanament­o finanziari­o”. L’incidenza maggiore sulla riduzione di spesa a pochi mesi dalla “Manovra di risanament­o finanziari­o” ci lascia l’amaro in bocca e conferma quanto sostenuto in fase di referendum, ossia che i tagli praticati sarebbero stati dolorosi. Altre voci di riduzione della spesa toccano direttamen­te l’assistenza a domicilio (-2 milioni), il sostegno alle famiglie (-1,8 milioni) o l’occupazion­e (-1,5 milioni): tutti ambiti in cui questo si traduce in una riduzione del sostegno a chi ne ha veramente bisogno. All’indomani delle votazioni contro i tagli dello scorso 12 febbraio degli esponenti di spicco dei partiti di maggioranz­a hanno promesso che la politica sociale e familiare non avrebbe sopportato ulteriori riduzioni di spesa. Alla luce di queste cifre auspichiam­o quindi che con il preventivo 2018 non si facciamo ulteriori riduzioni di spesa in questo ambito, ad esempio restringen­do in maniera sensibile gli aiuti straordina­ri ai disoccupat­i. Va anche evidenziat­a la minor spesa per quanto riguarda il personale dell’Amministra­zione pubblica in un periodo in cui abbiamo attraversa­to dei casi e problemi seri direttamen­te riconducib­ili alla dotazione in personale in seno ad Uffici come quello della migrazione o l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inseriment­o. Infine, constatiam­o una riduzione della spesa nell’ambito dei richiedent­i d’asilo e dei rifugiati proprio in un periodo in cui lo scandalo ‘Argo 1’ ha sollevato la preoccupan­te questione della riduzione inconsider­ata dei costi in quest’ambito che, come dimostrato dal mandato dato all’agenzia di sicurezza che praticava tariffe nettamente sottocosto, non sono scelte oculate. A fronte delle entrate straordina­rie, queste riduzioni di spesa in ambito familiare e sociale si sarebbero potute evitare, anche perché anch’esse si rivelerann­o controprod­ucenti e i costi reali, sociali e a lungo termine, potrebbero diventare ben superiori ai risparmi di ordine contabile.

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