‘Bellinzona, ora basta!’
Chiasso, Balerna e Novazzano non vogliono altre strutture per migranti
Pronti a fare posto al Centro federale d’asilo, passano la mano su altre soluzioni logistiche (come Rancate)
Un Centro federale d’asilo basta e avanza. Il Basso Mendrisiotto non se la sente di mettersi sulle spalle altre strutture, per rispondere anche alle esigenze logistiche del Cantone. Così Chiasso, Balerna e Novazzano hanno fatto fronte comune ed esternato, nero su bianco, le loro preoccupazioni. È tutto in una missiva indirizzata dai tre Municipi all’autorità cantonale. Sullo sfondo c’è il destino del Centro unico temporaneo per migranti, che a Rancate fa d’appoggio a Guardie di confine e Polizia cantonale per le persone destinate a essere riconsegnate alle autorità italiane. Una funzione che resterà tale sino alla fine del 2018. Tant’è che a Palazzo delle Orsoline hanno già messo le mani avanti con la Segreteria di Stato della migrazione (Sem). La mossa ha spiazzato, però, gli esecutivi locali, che hanno voluto, a loro volta, far sentire la voce della regione, e in veste ufficiale. «In realtà – ci ricorda Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano –, era stato, da subito, uno dei nostri punti cardine. Se, come poi è stato, le scelte della Confederazione si fossero orientate su Pasture, fra Balerna e Novazzano, come sede del futuro Centro federale d’asilo, non avremmo visto di buon occhio l’arrivo in zona di altre infrastrutture. In fondo – ribadisce il sindaco –, stiamo già dando parecchio». Come dire che ulteriori soluzioni logistiche dovrebbero essere collocate fuori distretto? «Che si trovino soluzioni oltre il ponte diga di Melide o nel Sopraceneri». Insomma, il comprensorio si sente un po’ sotto pressione. Anche la capodicastero Sicurezza pubblica di Chiasso, Sonia Colombo-Regazzoni, non lo nasconde. «Al di là delle strutture, ci siamo resi conto che la questione sta piuttosto nel numero di persone che intendono collocarvi – il solo Centro a Pasture farà spazio a 350 posti letto, ndr (vedi a lato) –. Ecco perché abbiamo preferito puntualizzare la situazione in una lettera. Per noi rappresenta una condizione assai importante». E ciò soprattutto dopo aver appreso delle richieste del Cantone alla Sem. «In effetti, siamo venuti a saperlo in seguito – tiene a precisare la municipa-
le –: ufficialmente non ci hanno interpellato». Dove sta il punto? Nel dire la sua sul Piano settoriale asilo messo in consultazione dalla Confederazione, a inizio novembre il Consiglio di Stato non ha mancato di rilevare le sfide a cui è confrontato, visti i fenomeni migratori alle frontiere.
Due opzioni al posto di Rancate
Il Cantone va subito al sodo e mette sul piatto due varianti, definite “predilette” e ora al vaglio dei tecnici. La prima (e principale) è quella di costruire un rifugio pubblico sotto la struttura prevista in località Pasture. Un’opzione con la quale l’autorità cantonale confida di ottenere
un duplice vantaggio: ovviare, da un lato, a “una carenza di alloggi a favore della popolazione in caso di misure nell’ambito della protezione della popolazione”, e supplire, dall’altro, a Rancate, trasferendovi il Punto di affluenza, oggi a Chiasso (in un ex magazzino Ffs) e destinato a essere smantellato a fine 2019. La seconda variante (in subordine) è, invece, quella di convertire gli spazi della Sem a Chiasso – il Centro di registrazione e procedura in via Motta e lo stabile amministrativo in via Primo Agosto – in alloggi per le persone che, non presentando una domanda d’asilo, sono considerate irregolari e vengono riammesse (in procedura semplificata) in Italia. In entrambi i casi, precisa il Cantone, le varianti verrebbero concretizzate una volta aperto il Centro fra Balerna e Novazzano. A Berna, però, come l’hanno presa? Difficile fare previsioni. Come ricorda lo stesso governo, la proposta di un rifugio sotterraneo era già stata sottoposta alla Sem, che non l’aveva presa in considerazione a fronte della progettazione in fase avanzata della struttura a Pasture. A questo punto si confida in Mario Gattiker, Segretario di Stato della migrazione, e Christian Bock, direttore generale dell’Amministrazione federale delle dogane, i quali hanno manifestato la loro “disponibilità a entrare nel merito di entrambe le varianti”. Obiettivo finale, “trovare una sistemazione definitiva a questa particolare tipologia di migranti”.