Non solo peculato: l’ex amministratore del casinò campionese accusato anche di falso in bilancio
Oltre al peculato la Procura di Como contesta a Carlo Pagan, ex amministratore delegato del Casinò di Campione d’Italia, anche il reato di falso in bilancio. La nuova accusa si è appresa dopo che il Tribunale del riesame di Como ha respinto l’istanza di dissequestro dei documenti acquisiti lo scorso mese dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf lariana negli uffici della casa da gioco, del Comune e nelle abitazioni del manager e dell’ex segretario generale comunale Gianpaolo Zarcone, indagato per peculato così come gli altri componenti del precedente Cda (Massimo Ferracin, Emanuela Radico e Antonella D’Aniello). L’inchiesta ha preso lo spunto di un esposto presentato nel febbraio 2016 da Roberto Salmoiraghi e Alfio Balsamo, attuali sindaco e vicesindaco dell’enclave che erano all’opposizione. I due denunciavano presunte inadempienze contrattuali da parte del Casinò, per il mancato trasferimento al Comune a fine 2015 di 1,4 milioni d’euro, così come previsto da una convenzione. Per i giudici del Riesame la delibera dello scorso anno “ha comportato una postuma sanatoria del Casinò”, confermando la “condotta appropriativa” da parte degli indagati. I giudici del Riesame che hanno respinto il ricorso dell’avvocato Massimo Di Noia, legale di Pagan e Zarcone, scrivono che “l’ipotesi accusatoria” appare “coerente con le indagini che evidenziano plurime anomalie nella gestione finanziaria” del Casinò. Insomma, in questa fase il dissequestro dei documenti era ipotesi abbastanza remota. M.M.