La Francia non rivuole le jihadiste
Parigi – La Francia proibisce il rimpatrio alle donne partite per unirsi all’Isis in Siria, e intenzionate ora a farsi giudicare nel proprio Paese. Intervistato da radio Rmc e Bfm-Tv, il portavoce Benjamin Griveaux ha confermato la posizione del governo: se “nella parte curda della Siria o nel Kurdistan siriano – ha detto – ci sono istanze giudiziarie in grado di garantire un processo equo con la garanzia dei diritti della difesa, saranno processate lì”. E respingendo le possibili accuse all’esecutivo di lasciare proprie connazionali in balia di un sistema giudiziario inadeguato, Griveaux ha aggiunto che “qualunque sia il reato da loro commesso, anche il più abietto, bisogna fare in modo che la difesa venga garantita”. Il problema non si pone solo per la Francia, naturalmente, ma a Parigi è toccato affrontarlo senza più reticenze. Mercoledì, i legali di due francesi attualmente detenute in un campo rifugiati gestito dai curdi in Siria, tra cui la super-ricercata Emilie Konig, avevano chiesto che fossero giudicate da un tribunale del loro Paese. Trentenne originaria di Lorient, Konig è stata lungamente attiva sui social network in cerca di reclute per lo Stato Islamico. Nel settembre 2015, fu la prima donna inserita dagli Usa nella lista dei terroristi internazionali. Il suo avvocato, Bruno Vinay, aveva fatto sapere che Konig, “madre di tre figli francesi”, auspicava che fosse fatto il possibile “per facilitarne il rimpatrio, in conformità con gli impegni internazionali della Francia”. Secondo Griveaux, tuttavia, non è stata lei a consegnarsi volontariamente alle forze curde ma “è stata arrestata in combattimento”. Sono circa una trentina i foreign fighters francesi arrestati dalle forze curde ed irachene, e i casi più complessi sono certamente quelli delle donne con figli a carico. Nei giorni scorsi, diverse di loro si sono rivolte a Macron per chiedere l’estradizione. A novembre, il presidente aveva detto che Parigi avrebbe esaminato i loro dossier “caso per caso”. Ma diverse voci nell’opposizione hanno chiesto di rifiutare ogni rimpatrio.