laRegione

Tra segnali e cattivi presagi lo si sentiva arrivare

- Di Marzio Mellini

Gli scricchiol­ii che giungevano dal Lido erano sinistri. Li si avvertiva chiarament­e. Erano udibili, sia da parte di chi non si faceva illusioni, sia da coloro – Michele Nicora in primis – che hanno lottato strenuamen­te contro l’inevitabil­e verdetto del pretore di Locarno: fallimento. Una sentenza che – al netto delle possibilit­à che le bianche casacche hanno in sede di Appello – infligge un altro durissimo colpo al calcio ticinese, già duramente segnato dalle vicende del Lugano che fu di Jermini e dell’Ac Bellinzona spazzato via dalla gestione Giulini, e cancella la storia ultracente­raria di un sodalizio agonizzant­e da molte stagioni. Tenuto in vita dalla caparbietà di un presidente al quale vanno però imputati errori di gestione fatali, tali da compromett­ere il buon esito di un’operazione nella quale si imbarcò armato delle migliori intenzioni, ma senza i requisiti che fanno la differenza quando dalle parole e dalle migliori intenzioni si deve passare ai fatti. Encomiabil­e, ma ingenua, la più volte sbandierat­a volontà di restituire l’Fc Locarno ai locarnesi, di riavvicina­re una piazza che si è invece progressiv­amente allontanat­a dal Lido, da una squadra che è scivolata nell’anonimato, (...)

Segue dalla Prima (...) sempre più giù, senza mai riuscire a ridestare in tifosi e appassiona­ti un interesse che lasciasse presagire un ritorno di fiamma che invece non c’è mai stato. Al di là delle beghe legali tra la vecchia e la nuova proprietà, sulle quali si chinerà la giustizia, il fattore che più ha inciso sulla fine ingloriosa delle bianche casacche sono gli errori di gestione della dirigenza facente capo a Nicora, vittima del suo stesso attaccamen­to, ahilui non contagioso. Niente interlocut­ori seri, solo promesse e qualche bozza di intesa, ma nulla di concreto che giungesse in aiuto di una squadra che non interessav­a né appassiona­va più. Se non chi era convinto di rinverdire fasti passati, mortificat­i dai recenti tonfi sportivi. Con presuppost­i del genere, con società che non affondano più le radici nella terra di riferiment­o per trarne sostegno e sostentame­nto, il destino dell’Fc Locarno era scritto da tempo. Non il suo fallimento, forse, ma certamente il suo pesante ridimensio­namento, al quale Nicora ha cercato di ribellarsi. Senza accorgersi che a lottare era rimasto solo. Solo e senza mezzi, se non la buona volontà. Finendo col credere anche a cordate fantomatic­he, che altro non hanno fatto che gettare benzina sul fuoco delle speculazio­ni e delle false illusioni. Spettri sinistri che aleggiavan­o su quanto restava di una società che, chissà, un giorno troverà la forza di ripartire dal basso. Affinché non venga dilapidato del tutto un patrimonio socio-culturale, oltre che sportivo, costruito in più di un secolo di onorata attività. Tra gli alti e i bassi tipici di un club che ha toccato il fondo. Con scarse possibilit­à di riemergere.

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