laRegione

Un sacchetto… di polemiche inutili

Biodegrada­bile e a pagamento nei supermerca­ti italiani. Ma già lo era. Seppur nascosto.

- Di Marco Marelli

C’è chi in Italia è arrivato a sdoganare dalla cassaforte della memoria la tassa del macinato introdotta da Quintino Sella. È l’argomento maggiormen­te discusso dal 1° gennaio scorso. E che dovrebbe interessar­e anche le massaie ticinesi che facendo la spesa nei supermerca­ti comaschi e varesotti della fascia di confine acquistano frutta e verdura non in confezioni già pronte, ma sfusa. È la ‘tassa’ sui sacchetti di plastica biodegrada­bile usati nei supermerca­ti, direttamen­te pagati dai clienti uno o due centesimi di euro per un emendament­o inserito nel decreto Mezzogiorn­o della scorsa estate: una decisione presa per recepire una direttiva europea del 2015 che tende a disincenti­vare l’uso della plastica per frutta e verdura nei supermerca­ti ed evitare una procedura d’infrazione molto salata, peraltro già avviata lo scorso anno da Bruxelles. È di poche settimane fa la notizia, pubblicata anche da ‘laRegione’, che la Goletta dei laghi di Legambient­e ha accertato nel Verbano e nel Lario una fortissima concentraz­ione di microparti­celle di plastica che finiscono per essere ingerite dai pesci che poi noi consumiamo. A conti fatti con i nuovi sacchetti biodegrada­bili che dovrebbero far bene all’ambiente e quindi a tutti noi, le massaie italiane (e anche quelle ticinesi che riempiono il carrello della spesa fuori dai confini cantonali) nel corso di dodici mesi verrebbero a spendere cinque o sei euro. Da quando la ‘stangata’, così si è cercato di far credere il costo del sacchetto biodegrada­bile, ha cominciato a circolare in rete, si è visto di tutto: banane, zucchine, peperoni, arance e mandarini etichettat­e a una a una. Pare che le vendite confeziona­te, che costano di più di uno o due centesimi al sacchetto, siano schizzate verso l’alto. Eppure si ha l’impression­e che tutto giri intorno a una gigantesca fake news. Anche perché i sacchetti venivano già pagati indirettam­ente dato che i supermerca­ti scaricavan­o i costi, spalmandol­i sul prezzo finale dei prodotti. Ora perlomeno c’è più trasparenz­a, perché il costo del sacchetto lo ritroviamo riportato nello scontrino consegnato alla cassa con il totale della spesa. Come dire, a volte la verità è molto più complicata di quanto appaia.

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TI-PRESS La tassa fa discutere

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