Un sacchetto… di polemiche inutili
Biodegradabile e a pagamento nei supermercati italiani. Ma già lo era. Seppur nascosto.
C’è chi in Italia è arrivato a sdoganare dalla cassaforte della memoria la tassa del macinato introdotta da Quintino Sella. È l’argomento maggiormente discusso dal 1° gennaio scorso. E che dovrebbe interessare anche le massaie ticinesi che facendo la spesa nei supermercati comaschi e varesotti della fascia di confine acquistano frutta e verdura non in confezioni già pronte, ma sfusa. È la ‘tassa’ sui sacchetti di plastica biodegradabile usati nei supermercati, direttamente pagati dai clienti uno o due centesimi di euro per un emendamento inserito nel decreto Mezzogiorno della scorsa estate: una decisione presa per recepire una direttiva europea del 2015 che tende a disincentivare l’uso della plastica per frutta e verdura nei supermercati ed evitare una procedura d’infrazione molto salata, peraltro già avviata lo scorso anno da Bruxelles. È di poche settimane fa la notizia, pubblicata anche da ‘laRegione’, che la Goletta dei laghi di Legambiente ha accertato nel Verbano e nel Lario una fortissima concentrazione di microparticelle di plastica che finiscono per essere ingerite dai pesci che poi noi consumiamo. A conti fatti con i nuovi sacchetti biodegradabili che dovrebbero far bene all’ambiente e quindi a tutti noi, le massaie italiane (e anche quelle ticinesi che riempiono il carrello della spesa fuori dai confini cantonali) nel corso di dodici mesi verrebbero a spendere cinque o sei euro. Da quando la ‘stangata’, così si è cercato di far credere il costo del sacchetto biodegradabile, ha cominciato a circolare in rete, si è visto di tutto: banane, zucchine, peperoni, arance e mandarini etichettate a una a una. Pare che le vendite confezionate, che costano di più di uno o due centesimi al sacchetto, siano schizzate verso l’alto. Eppure si ha l’impressione che tutto giri intorno a una gigantesca fake news. Anche perché i sacchetti venivano già pagati indirettamente dato che i supermercati scaricavano i costi, spalmandoli sul prezzo finale dei prodotti. Ora perlomeno c’è più trasparenza, perché il costo del sacchetto lo ritroviamo riportato nello scontrino consegnato alla cassa con il totale della spesa. Come dire, a volte la verità è molto più complicata di quanto appaia.