‘Protagonisti del futuro’
Massimo Suter, presidente di GastroTicino, parla degli obiettivi per il 2018 e del fattore novità ‘La clientela va stimolata, diversificando l’offerta con originalità. In questo modo il prezzo ha una giustificazione e il cliente è soddisfatto’.
«Il mondo non inizia e non finisce in Canton Ticino. Dobbiamo cercare nuovi progetti, importarli: marciare sul posto è sempre negativo». Il 2018 per Massimo Suter, presidente di GastroTicino, dovrà essere un anno di ricerca di modelli, di crescita e magari di novità. «Sono convinto di un fatto: è meglio essere protagonisti del futuro che la causa del passato – afferma Suter alla ‘Regione‘. L’errore oggi più diffuso è rifare sempre la stessa cosa sperando di ottenere risultati diversi. Non è così. Con più inventiva si supererebbe anche la questione del prezzo». Anche qui, a ridosso della frontiera? «La clientela purtroppo si focalizza sempre più spesso sui prezzi. Se fai la stessa cosa dei tuoi concorrenti, è inevitabile che tu venga giudicato solo in base ad essi. Ma se offri qualcosa di diverso, nuovo e fresco il discorso del prezzo in un certo senso finisce in secondo piano, perché per i clienti diventano protagonisti l’esperienza vissuta, le emozioni e automaticamente si diventa più disposti a pagare. Il costo trova una sua giustificazione». Al di là di speranze e auspici, il 2018 sarà un anno importante anche dal punto di vista politico. «A livello nazionale sarà sicuramente protagonista l’iniziativa ‘Per prezzi equi’, per la quale abbiamo depositato le firme il 12 dicembre. Il nostro compito – spiega il presidente di GastroTicino – è far passare il messaggio che non riguarda soltanto la ristorazione alberghiera, ma che poter acquistare beni a prezzi parificati a quelli europei è utile a tutti». E in Ticino quale sarà il grande tema dell’anno appena iniziato? «A livello cantonale mi preme che vada avanti la revisione della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione, già iniziata con il progetto ‘Ticino 2.0’ che ha permesso l’apertura dei locali fino alle due di notte». Un progetto che però non sembra aver avuto molto successo, o no? «Erano pochi, in percentuale, i locali che potevano approfittare di questo cambio di legge. Non mi aspettavo l’adesione in massa dei ristoranti, ma sono felice del fatto che ci sia stata da parte degli esercenti una discussione pragmatica sui pro e contro di questa possibilità concessa». Dietro a questo scarso successo c’è il ruolo della frontiera, dei prezzi diversi, di una sorta di protezionismo ticinese o le cause vanno cercate altrove? «Sicuramente vanno cercate altrove. È vero, la concorrenza dell’Italia è forte, ma noi abbiamo un problema di massa critica e di abitudine della clientela. Il numero di persone ancora in giro dopo una certa ora non è più quello dei bei tempi, e con questo progetto di Generazione giovani si è tentato di dare una possibilità in più. Magari tra qualche tempo le cose cambieranno, chi lo sa».