Ristoranti pop-up o ‘mangia e fuggi’
Li possiamo trovare nei luoghi più disparati. Sui tetti, nelle piazze, dentro librerie o musei, negli spazi verdi. Sono i ristoranti pop-up, nati negli Stati Uniti nel 2006 ma, da qualche tempo, diffusi anche in Europa. Rimangono aperti qualche mese, qualche anno, dipende. L’obiettivo, soprattutto negli Usa, era quello di permettere ad aspiranti chef di mettersi alla prova senza importanti esborsi economici e senza rischi eccessivi dal punto di vista commerciale. In Europa sono diventati anche luoghi di aggregazione, che hanno permesso la riapertura di posti chiusi o dimenticati, la valorizzazione di determinate aree delle città. Tanta libertà imprenditoriale e poche spese di affitto hanno portato, soprattutto i giovani, a creare e far crescere questo nuovo concetto. Potrebbe esserci spazio in Ticino per progetti simili, magari per rivitalizzare le città considerando anche le continue chiusure di negozi? Per Massimo Suter no. «Posto che la diversificazione dell’offerta è una delle basi per avere successo, mi sembrano un po’ estremi, anche perché temo andrebbero a cozzare con problemi di legge. In Ticino ho notato molti parrucchieri con annesso barristorante, chissà che questa non possa essere la versione ticinese dei ristoranti pop-up». J.SC