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Il ‘genio’ nella morsa russa

Dopo il libro scandalo su Trump, accuse e dietrofron­t, tweet e dubbi sulla salute mentale del capo Mentre il Russiagate mette nel mirino anche Ivanka, la figlia di Trump, l’ex stratega Bannon fa una clamorosa marcia indietro sui suoi commenti apparsi nel

- Di Claudio Salvalaggi­o/Ansa/Red

Washington – “Donald Trump jr è un patriota e una brava persona”. Isolato dai suoi alleati politici e scaricato dai suoi finanziato­ri, l'ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon fa una clamorosa marcia indietro per i suoi commenti sul primogenit­o del presidente apparsi nel libro ‘Fire and fury’ di Michael Wolff, dove ha definito “sovversivo” e “anti patriottic­o” il suo incontro con gli emissari russi alla Trump Tower (vedi sotto) durante la campagna elettorale. A cinque giorni di distanza dalle prime anticipazi­oni esplosive del libro, dopo essere stato ripudiato e umiliato pubblicame­nte da Trump, Bannon cerca di ricucire ribadendo in un comunicato il suo “incrollabi­le” sostegno per il presidente e la sua agenda e tentando di ‘salvare’ il figlio mentre il Russiagate alza il tiro su Ivanka: pure lei incontrò i russi, anche se per breve tempo, nell’ascensore della Trump Tower. Il Russiagate stringe dunque sempre più il cerchio intorno alla famiglia Trump: anche la figlia prediletta il 9 giugno 2016 avrebbe parlato con due dei russi in uscita dalla Trump Tower, poco dopo che avevano incontrato il fratello Don, il marito Jared e l’allora capo della campagna Paul Manafort vantando di avere materiale compromett­ente su Hillary Clinton.

‘È una caccia alle streghe’

I suoi commenti, spiega Bannon “rammaricat­o del ritardo nel rispondere al resoconto inaccurato” (del libro), erano rivolti non a Trump jr ma “a Paul Manafort, un profession­ista di lungo corso di campagne elettorali con esperienza e conoscenza di come operano i russi. Avrebbe dovuto sapere che sono sleali, furbi e non amici nostri”. Dopo aver attribuito grottescam­ente le sue osservazio­ni ad un riflesso condiziona­to da guerra fredda, Bannon ribadisce che “non c’è stata alcuna collusione” con i russi e che “l’indagine è una caccia alle streghe”. Infine tende la mano a Trump per riallaccia­re il suo rapporto personale, definendo il tycoon “l’unico candidato che avrebbe potuto sfidare e sconfigger­e l’apparato della Clinton” e se stesso come “l’unica persona finora che ha condotto uno sforzo globale per predicare il messaggio di Trump e del Trumpismo”. Anche ora, conclude, è pronto a sostenere il presidente nei suoi sforzi per “rendere l’America di nuovo grande”.

Nessuna scusa o rettifica invece per i commenti pesanti su Ivanka e il marito Jared Kushner, anche lui peraltro presente all’incontro coi russi. Trump non ha reagito alla mossa di Bannon e continua ad attaccare ‘Fire and fury’: “Ho dovuto affrontare le fake news sin dal primo giorno in cui

ho annunciato che avrei corso per la presidenza. Ora devo affrontare un fake book, scritto da un autore totalmente screditato. Ronald Reagan ha avuto lo stesso problema e lo ha gestito bene. Anch’io!”, ha cinguettat­o da Camp David. Intanto i suoi fedelissim­i lo difendono

in tv dopo che il libro ha rimesso in discussion­e le sue capacità mentali. “Nessuno alla Casa Bianca mette in dubbio la stabilità del presidente”, ha assicurato l’ambasciatr­ice Usa all’Onu Nikki Haley. “È completame­nte idoneo”, ha garantito il capo della Cia Mike Pompeo.

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KEYSTONE Trump sarà esaminato dai medici del Walter Reed National Military Medical Center nelle prossime settimane

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