Debito con caratteristiche cinesi
Seconda economia mondiale, grande importatrice di prodotti industriali e materie prime, la Cina penalizzerebbe il mondo intero in caso di crisi finanziaria e recessione. Il debito cinese ex-settore finanziario (pubblico, delle famiglie e delle imprese non finanziarie) ha raggiunto il 256% del Pil. È il livello degli Stati Uniti, che molti osservatori considerano troppo elevato per un’economia emergente. Non stupirà che la riduzione dei rischi di crisi finanziaria costituisca la priorità di politica economica del governo cinese per il 2018. Più che per il suo livello assoluto, il debito è piuttosto da esaminare quale elemento di un bilancio, ovvero in relazione al patrimonio netto nazionale. Il modello di sviluppo cinese è basato su tassi di risparmio elevatissimi, l’investimento, la crescita accelerata dello stock di capitale e tassi di crescita elevati dell’economia. Implica una notevole accumulazione patrimoniale nel lungo periodo, distingue la Cina dalle altre economie emergenti e relativizza il notevole aumento del suo debito. Gli economisti Piketty, Li Yang e Zucman hanno stimato il rapporto patrimonio nazionale netto su reddito nazionale della Cina per il 2015 a circa il 700%, un livello considerevole e più favorevole del 500% degli Stati Uniti. L’eccesso di risparmio manterrà i tassi d’interesse reali in Cina nettamente inferiori alla crescita del Pil. Questo differenziale benigno faciliterà la stabilizzazione del rapporto debito/Pil. La situazione aggregata della Cina è quindi rassicurante. Non permette però di escludere l’esistenza di vulnerabilità all’interno del sistema, nel debito dei governi centrale e locali, delle imprese, nel settore finanziario e nel mercato immobiliare, che meritano quindi un ulteriore articolo.