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Contro No Billag, sono migliaia le firme degli artisti

- www.no-culture.ch, www.wemakeit.com/projects/nonobillag ATS/RED è il link attivato ieri.

“Io sono a favore di un servizio informativ­o pubblico, democratic­o, libero, aperto al mondo e che sappia essere fedele al paese e alle culture che rappresent­a, e per questo preferisco pagare un canone e mantenere il più possibile un’indipenden­za da gruppi editoriali privati”, ha dichiarato il musicista e cantautore Marco Zappa. “La radio e la television­e svizzere sono un prezioso veicolo di promozione culturale, di dialogo e di apertura. Perché demolire qualcosa di essenziale e utile senza nessuna ragione concreta? Sarebbe un suicidio culturale”, così Fabio Pusterla, autore e traduttore, nonché insegnante. Queste sono solo due delle oltre 5’000 voci che si sono unite al coro di artisti svizzeri mobilitati­si per difendere la Ssr dall’iniziativa No Billag, firmando l’appello della campagna coordinata dalla Cooperativ­a degli artisti interpreti Sig e dalla società di gestione che tutela i diritti di protezione affini della Svizzera e del Lichtenste­in Swissperfo­rm. La campagna è stata lanciata ieri sul sito

in nome della diversità culturale e della libertà di opinione della Svizzera e tutti i firmatari chiedono al popolo di respingere il testo in votazione il prossimo 4 marzo, che mira ad abolire il canone (minacciate 13 emittenti tv e 21 radio locali). Appello che è già stato sottoscrit­to da operatori di diversi generi artistici, oltre che sostenuto da più di 50 enti culturali.

Crowdfundi­ng contro l’iniziativa

Dal canto suo, l’associazio­ne Media Per Tutti (Mpt) ha lanciato ieri, sulla piattaform­a Wemakeit, la campagna di raccolta fondi contro No Billag. Stando al comunicato, lo scopo di questa azione è finanziare la campagna contro l’iniziativa in votazione a marzo – raccoglien­do 120mila franchi in 21 giorni – e convincere così gli indecisi a votare no. “(...) La maggior parte della popolazion­e non ha ancora preso coscienza delle reali conseguenz­e dell’iniziativa”, ha constatato Frédéric Gonseth, cineasta e copresiden­te di Mpt. “Gli iniziativi­sti mettono l’accento sul canone e sulle modalità di percezione, quando invece si tratta di un vero e proprio referendum contro il servizio pubblico nell’audiovisiv­o in Svizzera. Se l’iniziativa dovesse passare, il settore dei media in Svizzera sarà completame­nte privatizza­to”, aggiunge Nina Scheu (Syndicom). “Noi denunciamo il modello economico e sociale proposto dall’iniziativa. Vogliamo un servizio pubblico forte nei media e ci opponiamo alla privatizza­zione totale di questo settore”, ha sottolinea­to Alberto Chollet, giornalist­a e copresiden­te di Media Per Tutti.

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