Il commercio langue
Il fatturato del settore rimane stagnante e cresce meno della congiuntura Nonostante la ritrovata fiducia dei consumatori, le vendite in patria non decollano. In aumento la concorrenza dell’ecommerce dei siti stranieri.
Il fatturato del commercio al dettaglio non aumenta ma per lo meno, rispetto a due anni prima, non diminuisce. Per l’anno appena cominciato però le prospettive non sono rosee. È quanto emerge dall’ultimo ‘Retail outlook’ realizzato dal Credit Suisse in collaborazione con la società di consulenza Fuherer & Hotz. Un’influenza positiva sul commercio al dettaglio l’hanno avuta il miglioramento del mercato del lavoro e la moderata ritrovata fiducia dei consumatori. La ripresa economica in molte economie europee e lo smorzarsi dei rischi politici hanno inoltre determinato un rafforzamento dell’euro rispetto al franco. Da un lato, questo ha avuto l’effetto di attenuare leggermente il turismo degli acquisti. Dall’altro, però, il miglioramento della congiuntura in Europa ha anche fatto sì che sempre più immigranti tornassero nei loro Paesi d’origine. La crescita nel numero di consumatori è così ulteriormente rallentata durante lo scorso anno. L’evoluzione divergente dei ricavi registrata negli ultimi anni nei due segmenti principali ‘food/near food’ e ‘non food’ si è attenuata nel 2017. Secondo le stime de-
gli economisti di Credit Suisse, il primo ha registrato un incremento nominale del fatturato dello 0,3%, mentre il calo nel secondo mercato si è praticamente arrestato, segnando un -0,1% (2016: -3,1%). All’interno del segmento ‘non food’ le differenze tra i singoli gruppi di prodotti sono tuttavia rimaste elevate.
Per il commercio al dettaglio complessivo, gli economisti della grande banca si attendono per l’anno appena iniziato un incremento del fatturato dello 0,3%. Lo slancio economico dovrebbe sostenere la ripresa della domanda soprattutto nel settore ‘non food’, più sensibile alla congiuntura. Poiché qui però alcuni segmenti hanno beneficiato di effetti speciali dovuti alle condizioni climatiche nel 2017 e gli operatori online esteri avanzeranno nel mercato svizzero anche in futuro, gli economisti di Credit Suisse prevedono un ristagno dei fatturati nominali in questo segmento nel 2018.
Acquisti online e all’estero
Questa edizione dello studio approfondisce il comportamento d’acquisto e di mobilità dei consumatori svizzeri, che a livello nazionale escono ogni anno di casa oltre un miliardo di volte per fare shopping, utilizzando l’auto nella metà dei casi. Tra il 2010 e il 2015 il numero di uscite pro capite per l’acquisto di prodotti ‘non food’ è però calato dell’8%, cosa riconducibile tra l’altro al crescente spostamento verso il commercio online. In linea con le aspettative, gli acquisti all’estero rivestono un’importanza superiore alla media per i consumatori in prossimità del confine. Nel 2015 tre quarti degli acquisti fisici mirati condotti all’estero sono stati infatti effettuati da abitanti delle regioni di confine. I costi in termini di tempo e di tragitto per auto per acquisti all’estero nel 2015 sono stati mediamente di 137 franchi superiori rispetto a quelli entro i confini. Tenuto conto delle differenze di prezzo, nel 2015 uno shopping medio all’estero è valso la pena a partire da una somma d’acquisto di 274 franchi per auto o 105 per persona. Somma che sale a 600 franchi per una coppia di Lucerna.