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Psicologi sotto inchiesta, secondo interrogat­orio

La coppia locarnese contesta le accuse e ribadisce di aver sempre agito correttame­nte

- Di Serse Forni

Il secondo interrogat­orio, che si è tenuto ieri, ha permesso di delineare i contorni della vicenda che vede coinvolta una coppia di psicologi locarnesi, per i quali la procuratri­ce pubblica Raffaella Rigamonti ipotizza i reati di ripetuta truffa, ripetuta falsità in documenti e ripetuta violazione della legge federale sull’assicurazi­one malattie. I due, ai quali sono stati perquisiti gli uffici e bloccati i conti, hanno contestato le conclusion­i della procuratri­ce. Marito e moglie hanno ribadito di aver sempre fatturato solo le prestazion­i effettuate e che anche dal punto di vista della loro profession­alità non c’è mai stata nessuna contestazi­one. La questione riguarda piuttosto quella che viene definita la psicoterap­ia delegata. Gli indagati per anni sono stati legati contrattua­lmente a un medico svizzero-tedesco, che veniva a Locarno due volte alla settimana. Medico che ha cessato l’attività in Ticino nell’agosto 2016 e che è deceduto l’anno scorso. Lo stesso ha sempre supervisio­nato i casi e collaborat­o con i due psicologi. Tuttavia, stando all’accusa, avrebbe dovuto eseguire una visita iniziale dei pazienti, cosa che non sempre è avvenuta. La supervisio­ne costante, si sono difesi gli accusati, c’è stata, con uno scambio d’informazio­ni sui casi; la visita iniziale non costituire­bbe un obbligo di legge. La condivisio­ne e l’aggiorname­nto sarebbero da considerar­si sufficient­i. Argomentaz­ioni che dovranno essere analizzate dalla procuratri­ce. Va anche detto che le casse malati – una di queste aveva segnalato il caso al Ministero pubblico – sono sempre state al corrente della trafila seguita: infatti le visite iniziali non effettuate non venivano neppure fatturate. Quindi conoscevan­o la prassi dello studio locarnese, ma nessuno si è mai fatto avanti chiedendo correttivi. Al termine del contratto con il dottore d’oltre Gottardo (estate 2016), i due si erano rivolti a un medico del posto, che pure è stato sentito. Per lui nessun rimprovero, visto che supervisio­nava i casi ed eseguiva le visite iniziali. La collaboraz­ione, iniziata dopo un breve periodo di transizion­e, è durata fino alla fine dell’anno appena concluso, quando è scattata l’inchiesta (il primo interrogat­orio è del 4 dicembre scorso). Ieri i due psicoterap­euti hanno ribadito di aver sempre agito in modo profession­almente ineccepibi­le e, dal punto di vista finanziari­o, trasparent­e. Resta da capire quanto sia imprescind­ibile la visita medica iniziale nell’ambito di una psicoterap­ia delegata. Ma anche a chi si può imputare la mancanza di tale visita: al medico che non l’ha effettuata, pur supervisio­nando le terapie, o agli psicologi che hanno curato i pazienti su delega? In ogni caso i due – assistiti dall’avvocato Andrea Giudici – contestano fermamente le ipotesi di reato, ripetuta truffa in primis.

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