Canone Rsi e varietà di professioni
Segue da pagina 17 (...) una reintegrazione è quindi pressoché nulla. Chiuderebbero anche centinaia di aziende che gravitano attorno ai media, seppellendo nell’oblio un knowhow di altissima qualità. Per seguire lo sport svizzero (Federer, Colonna, Gut, Steingruber,…) dovremo far capo a servizi privati e internazionali quali quelli di Netflix, Cablecom o Sky per i quali saremo costretti a pagare abbonamenti finanche di 1’000 franchi annui. Perché nulla è mai gratis in questo mondo. Chi sta facendo oggi subdolamente gli interessi di queste Corporation straniere? Non chi ci tiene al servizio pubblico della nostra Rsi e a quello regionale di Teleticino che sono la nostra voce, anche politica oltre che sociale, verso il resto della Svizzera e della politica federale. Pensate che altre televisioni private estere si interesseranno delle Officine di Bellinzona, dei posti di lavoro persi nel settore bancario e nel secondario ticinese o che si preoccuperanno di organizzare i Telethon che hanno distribuito soldi ai bisognosi in Svizzera? Ma c’è un altro aspetto legato al mondo professionale per nulla trascurabile. Presso la Rsi, ad esempio, sono ben 60 le professioni che vengono esercitate, alcune delle quali talmente tecniche o specifiche che non potrebbero venir praticate al di fuori di quel contesto. Ci sono conduttori, giornalisti, cameramen, registi, tecnici del suono, montatori, grafici, costumisti, scenografi, truccatrici, script, assistenti di studio, media manager, infografici, informatici, operatori multimediali, videomaker e molti altri ancora. Su scala ridotta, vale la stessa cosa per Teleticino, così come è diversificata l’offerta professionale presso le emittenti radio quali Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, Radio 3i e Radio Fiume Ticino. Ampio risalto è inoltre dato al mondo dell’apprendistato, poiché queste strutture rappresentano una delle poche vie, se non l’unica, per poter specializzarsi in una determinata professione. Un disastroso Sì all’iniziativa “No Billag” cancellerebbe con un colpo di spugna questo ricchissimo corollario di opportunità lavorative, determinando un’immensa perdita di know-how maturata in decenni di esperienza. Oltre a ciò non avrebbero più senso gli investimenti fatti nelle scuole di giornalismo e in quelle per le arti cinematografiche per le quali è anche stato creato l’incubatore del Palacinema di Locarno, una delle eccellenze ticinesi. E sempre a proposito di filmografia non va dimenticato che la Ssr partecipa spesso fino al 50% dei costi per la produzione di film svizzeri. Quindi altro bel boomerang verso i nostri cittadini, registi, cameramen ed artisti. Votiamo No a “No Billag” e lasciamo aperto il mondo del lavoro ai professionisti qualificati e ai giovani che intendono avvicinarsi al settore.