laRegione

Un monito dal liceo di Bellinzona

- Di Matteo Caratti

Stiamo assistendo a un serrato botta e risposta pubblico fra allievi del liceo di Bellinzona, che esprimono all’albo opinioni contrastan­ti sul comportame­nto del docente finito sotto procedura disciplina­re da parte del Decs. Un dibattito apertosi fra chi considera le frasi dell’insegnante semplici battutine, sempre accompagna­te da una conclusion­e scherzosa, e chi (con esempi concreti) le definisce invece sessiste e umilianti. Se quanto riportato da alcune allieve – che hanno sentito il dovere di citare dal repertorio del ‘prof ’ vissuto sulla propria pelle – fosse confermato, di dubbi su da che parte dovrà pendere la bilancia non ne restano. Frasi vergognose per chi sta dietro una cattedra e non solo. La novità – oltre che nel dibattito pubblico diventato discussion­e culturale contro le molestie – sta anche nel fatto emerso, secondo il quale il ‘prof’ era già stato oggetto di segnalazio­ni. Reclami che hanno indotto la direzione del- l’istituto ad agire? Sì, ma – visto quanto ancora successo e il ricorso al dipartimen­to – in modo non sufficient­emente perentorio. La vicenda è destinata a scavalcare i muri del silenzio e del liceo della capitale e a trasformar­si in monito anche per altri istituti: per i professori e per le direzioni se confrontat­i con casi più o meno analoghi. Calata la tensione a Bellinzona occorrerà fare opera di ricucitura fra gli schieramen­ti. Una scuola di vita che, a questo punto, è bene trasformar­e in occasione formativa.

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