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Dall’Etiopia arriva lo stop alle adozioni

‘Mani per l’infanzia’ in dieci anni ha trovato una famiglia in Ticino a 78 bambini etiopi

- Di Jacopo Scarinci

La decisione del parlamento etiope di bloccare le adozioni internazio­nali non è stata un fulmine a ciel sereno. A confermarl­o, raggiunta dalla ‘Regione’, è Orietta Lucchini, presidente dell’associazio­ne ‘Mani per l’infanzia’, che si occupa di adozioni da Burkina Faso, Haiti e, appunto, Etiopia. «Loro hanno ufficializ­zato ora questa decisione, ma in Svizzera è stata presa almeno un anno e mezzo fa. Alle varie autorità cantonali è arrivato l’ordine da Berna di non rilasciare più nuove autorizzaz­ioni per le adozioni da quel Paese». Il motivo? «Semplice, ormai non c’erano più le condizioni. Le autorità etiopi non sono state assolutame­nte chiare negli ultimi anni, non davano informazio­ni corrette e continuava­no a cambiare le carte in tavola senza avvertire e perfino rifiutando di incontrare i responsabi­li svizzeri che chiedevano spiegazion­i. Inoltre, corruzione e abusi erano sempre dietro l’angolo. Una cosa grave, a maggior ragione in un Paese che non ha firmato la Convenzion­e dell’Aia». Dal 2008 al 2017 ‘Mani per l’infanzia’ ha seguito 143 adozioni di bambini etiopi, dei quali 78 arrivati in Ticino. Numeri alti che però, effettivam­ente, sono calati drasticame­nte a partire dal 2013, anno in cui sono iniziate le frizioni con il governo etiope. Governo che, come ricorda Lucchini, «tramite il ministero della donna e degli affari sociali ha l’ultima parola sul tema adozioni e dà il proprio consenso finale. L’opposizion­e durava da anni, e da qui nascevano i nostri problemi: si arrivava quasi alla fine, e si rimaneva lì». Ad ogni modo, le adozioni hanno sempre avuto buon fine, anche se con una notevole dilatazion­e dei tempi. Di questa decisione non soffrirann­o solo i bambini che non potranno avere una famiglia all’estero, ma anche quelli che sarebbero comunque rimasti. «L’adozione internazio­nale permette di raccoglier­e del denaro che viene usato per portare avanti progetti sul posto, e aiutare gli orfanotrof­i, portare l’acqua potabile nei villaggi, costruire le scuole. Da quando le adozioni dall’Etiopia sono diminuite è stato evidente il calo delle donazioni per questi progetti». Questa decisione , conclude con amarezza Lucchini, è «un’enorme mancanza di rispetto verso tutti quei milioni di bambini che sono in difficoltà».

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TI-PRESS Orietta Lucchini

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