Evasione fiscale, il primato è milanese
Il bilancio 2017 della Procura del capoluogo lombardo: c’è anche Credit Suisse
Che anche nel 2017 Milano si sia confermata la capitale italiana in fatto di ricavi non denunciati al fisco, con 17 miliardi di euro nascosti in tutto o in parte all’estero, potrebbe anche apparire una non notizia. Se non a Milano, la sua provincia e le ricche province lombarde (Brescia, Bergamo, Varese e Como, in prima fila), dove andare a cercare il sommerso? Stiamo infatti parlando della regione con la più alta presenza industriale dell’Italia, dove l’alto livello delle frodi costituirebbe il 40 per cento del sommerso nazionale. Tutto ciò emerge dal centinaio di fascicoli, aperti lo scorso anno, dalla Procura di Milano che non ha puntato i suoi riflettori solo sui colossi dell’economia mondiale – che hanno dovuto versare all’erario italiano centinaia di milioni di euro – ma anche su piccole e medie imprese. Fra i colossi dell’economia che hanno dovuto fare i conti con Francesco Greco, capo della Procura di Milano, grande esperto di reati finanziari, c’è anche la sede milanese del Credit Suisse che ha dovuto versare 101 milioni di euro, ben lontano dai 318 milioni di euro pagati da Apple e 306 milioni di euro versati da Google. A conferma che Francesco Greco ha deciso di affrontare di petto l’allarmante fenomeno c’è l’istituzione, in queste ultime settimane, del dipartimento “Reati economici transazionali” affidandolo al neoprocuratore aggiunto Fabio De Pasquale, altro inquirente milanese molto preparato sui reati fiscali. Un dipartimento ad hoc per lavorare, con la collaborazione della Guardia di finanza e Agenzia delle entrate e, per rogatoria, anche con le autorità svizzere, sui fascicoli ancora aperti. Le rogatorie svizzere sono dovute al fatto che le società sotto indagine si sono affidate alle fiduciarie di Lugano per nascondere i propri ricavi all’estero. Capitali poi finiti nei paradisi fiscali o nei Paesi europei, come Lussemburgo e Irlanda, che garantiscono una fiscalità favorevole rispetto a quella italiana. Da qui l’aggravante del reato transazionale. L’imponente “sommerso” lombardo resta interessato allo sbocco elvetico, ieri come oggi, anche se nel frattempo sono mutate modalità e destinazioni finali per le norme di antiriciclaggio applicate in Svizzera.