Piazza finanziaria, a dieci anni dalla crisi torna la fiducia
Zurigo – Dieci anni dopo la crisi finanziaria, le banche in Svizzera sono più ottimiste per il futuro. Oltre l’80% degli istituti conta su un aumento dei risultati operativi nel 2018, contro il 68% l’anno scorso, secondo un sondaggio della società di consulenza EY (ex Ernst & Young). Le regolamentazioni introdotte dopo la crisi pesano ancora sulla redditività di numerosi istituti. Ma la capacità di ripresa di cui hanno dato prova ha aumentato la loro fiducia, sottolinea EY nel suo barometro delle banche. L’88% delle banche private si dice ottimista, grazie all’aumento del numero dei milionari. L’atteggiamento del settore nei confronti dei regolatori è cambiato: gli istituti ritengono che la tendenza all’iper regolamentazione abbia raggiunto il suo picco e che la situazione vada normalizzandosi, indica Patrick Schwaller, partner presso EY. Tra le 100 banche intervistate – tra cui Ubs e Credit Suisse – l’87% ritiene il mercato finanziario più stabile oggi che prima del 2007. Un buon terzo (37%) crede persino alla fine dell’inflazione normativa, contro l’11% precedente. Con il miglioramento atteso delle condizioni quadro il 43% degli intervistati intende concentrarsi sull’innovazione e la crescita, contro il 27% precedente. Il 53% degli intervistati (26% l’anno scorso) ritiene che gli sviluppi tecnologici modificheranno fondamentalmente il settore, ciò che rappresenta un vero cambiamento di opinione, secondo EY. I tre quarti dei sondati riconoscono che il settore in Svizzera vive un mutamento strutturale e altrettanti intendono ricorrere a robot o assistenti virtuali. Sul piano dell’impiego, il quadro rimane stabile. A fine 2017, il 30% degli intervistati anticipava un aumento (+5% e oltre) degli effettivi. A breve termine quindi la digitalizzazione in atto non si tradurrà in una forte diminuzione del personale. Le banche riconoscono gli effetti positivi degli sviluppi regolamentari, ma vedono un eccesso di zelo in alcuni ambiti. Soprattutto ritengono che i regolatori svizzeri esagerino in materia di protezione degli investitori e di fondi propri. Dal gennaio 2017 gli istituti bancari hanno dovuto raccogliere e dichiarare i dati nel quadro dello scambio automatico di informazioni in ambito fiscale. I processi legati alla trasparenza hanno avuto per effetto riflussi di capitali esteri, sempre più percettibili. Nel corso dei 12 ultimi mesi, la quota di banche che hanno subito deflussi di almeno il 2% è tuttavia passata dal 29% al 42 per cento. I tassi negativi erodono i margini nel settore di attività bancaria classica. Per l’86% dei sondati – proporzione stabile – la politica dei tassi della Bns si dimostra problematica. Solo il 3% non vede conseguenze gravi per i suoi affari. ATS