Passaporto non diplomatico
Roma – Julian Assange dovrà rimanere confinato dentro l’ambasciata ecuadoregna a Londra, pena finire in carcere. La Gran Bretagna ha rifiutato di riconoscere al cofondatore di Wikileaks lo status di diplomatico dell’Ecuador, ciò che gli avrebbe ridato la libertà di movimento. Respinta dunque la richiesta presentata dal governo ecuadoregno, che dal 2012 offre asilo ad Assange nella sua sede diplomatica della capitale britannica. Il caso dell’attivista 46enne, fanno sapere dal Foreign Office, si può risolvere solo se Assange deciderà di uscire e “affrontare la giustizia”. Quito ha intanto confermato di avere dato all’australiano la cittadinanza dell’Ecuador, con tanto di passaporto. Ma in assenza di un’intesa e di un salvacondotto da parte di Londra, questo non basterebbe a evitare l’arresto. La giustizia britannica mantiene infatti nei suoi confronti l’accusa di non essersi presentato in tribunale cinque anni fa per un’udienza sulla sua cauzione, nonostante la magistratura svedese avesse lasciato cadere le controverse accuse di abusi sessuali sollevate contro di lui e denunciate dall’attivista come un pretesto per poterlo estradare verso gli Usa, furiosi per le rivelazioni di Wikileaks. Assange espresse il timore di poter essere processato per aver diffuso documenti segreti statunitensi. La sua reclusione volontaria è iniziata nel 2012. Il fondatore di Wikileaks entrò nell’ambasciata ecuadoregna a Londra chiedendo e ottenendo asilo politico. La Corte Suprema del Regno Unito si era appena pronunciata a favore di un’estradizione verso la Svezia. Cinque anni dopo, i pubblici ministeri svedesi hanno fatto cadere le loro accuse nei confronti di Assange. Ma la polizia metropolitana di Londra è pronta comunque ad arrestarlo non appena dovesse mettere piede fuori dal palazzo dell’ambasciata.