Altri scontri e oltre 300 arresti in Tunisia Botta e risposta tra premier e Fronte popolare
Dopo un’altra notte, la terza, caratterizzata da scontri e disordini generalizzati in tutto il Paese, la Tunisia si preparava ieri sera con una certa apprensione al calare dell’oscurità. È proprio con lo scendere della sera infatti che gruppi di giovani manifestanti scendono in strada, ufficialmente per protestare contro carovita e marginalizzazione e confrontarsi con la polizia. L’ultimo bilancio degli scontri di mercoledì stilato dal Ministero dell’interno parla di 328 persone arrestate e 21 agenti di polizia feriti in diverse località. La sede della sicurezza nazionale è stata data alle fiamme a Thala, dove è dovuto intervenire l’esercito. Nel Paese vige ancora lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, introdotto all’indomani dell’attentato ad un bus di guardie presidenziali nel centro di Tunisi il 24 novembre 2015. E lo stato di emergenza comunque consente alle forze dell’ordine arresti e fermi in deroga alle norme ordinarie. Lo scontro si è ormai spostato anche sul piano politico, con il governo e i partiti della maggioranza a cercare di rilanciare l’idea di un dialogo con le parti sociali. Il premier Youssef Chahed ha detto mercoledì che le violenze di questi giorni sarebbero dirette da reti criminali di corrotti e contrabbandieri che agiscono nell’interesse di alcune parti politiche dalle quali sarebbero istigate. Dietro alle proteste, secondo Chahed, ci sarebbero anche alcuni appartenenti al Fronte popolare. Il raggruppamento di sinistra all’opposizione ha respinto le accuse.