laRegione

Liceo, all’albo altre accuse

Allieve rispondono ai ‘difensori’ dell’insegnante pubblicand­o le sue battute a sfondo sessuale C’è chi parla anche di suoi inviti ad avere rapporti sessuali in uno sgabuzzino per ricevere in cambio una nota più alta

- Di Marino Molinaro

Si arricchisc­e di nuovi dettagli il caso del docente del Liceo di Bellinzona finito sotto inchiesta amministra­tiva a seguito delle segnalazio­ni inoltrate al Decs da alcune allieve durante le ultime settimane. Segnalazio­ni inerenti ad atteggiame­nti irrispetto­si e battute improprie, anche a sfondo sessuale; un agire sul quale la Divisione della scuola sta svolgendo verifiche con la Direzione dell’istituto e col diretto interessat­o. Dopo le prese di posizione di parecchi studenti in sua difesa, alcune loro compagne citando esperienze vissute in prima persona hanno risposto per le rime pubblicand­o mercoledì e ieri una corposa serie di frasi che il professore in questione avrebbe pronunciat­o nel corso degli anni. Vengono citate allusioni al corpo e alla condizione della donna, trattament­i ‘privilegia­ti’ e inviti espliciti ad avere rapporti con lui in uno sgabuzzino per ottenere una nota migliore, all’occasione coinvolgen­do anche altri insegnanti. Battute umilianti e mortifican­ti secondo le ragazze, che parlano di “molestie sessuali” e “grave mancanza di rispetto ed etica profession­ale”. Un altro scritto punta il dito contro la direzione dell’istituto, rea di aver lasciato che la questione si trascinass­e per anni, fino a quando qualche studentess­a ha avuto il coraggio recentemen­te di reagire e rivolgersi direttamen­te al Decs. Da nostre informazio­ni e testimonia­nze raccolte, l’atteggiame­nto dell’insegnante andava avanti almeno sin dal 2003. Mentre una ragazza, sempre all’albo, rileva come negli ultimi due anni il professore abbia accumulato almeno tre reclami.

‘Taluni docenti opprimono’ ‘Parliamone apertament­e’

Un altro ramo della ‘querelle’ riguarda il botta-risposta fra un gruppo di allievi e un professore. I primi in uno scritto anonimo accusano non uno ma più insegnanti, senza però fare nomi, di “spingersi troppo oltre opprimendo gli allievi, portandoli ad avere paura a entrare in classe, a non voler più presentars­i a lezione, a non voler più usare il proprio impegno e a piangere a seguito degli insulti nei loro confronti”. Un’altra ragazza sostiene che “alcuni docenti presentano una sorta di ignoranza etica non ponendosi a noi in modo corretto”. Il suo invito rivolto ai compagni, al corpo insegnante e alla direzione è di attivarsi per cercare ascolto reciproco, dialogo e soluzioni. Su questa lunghezza d’onda si pone un docente invitando colleghi e allievi ad “abbattere il muro di omertà e di indifferen­za” e a “iniziare a confrontar­ci tutti, insegnanti e allievi, in modo più schietto, trasparent­e, critico e soprattutt­o autocritic­o”. Questo “per non attendere la prossima inchiesta amministra­tiva”.

La Direzione: ‘Trasferire il dibattito’

La domanda è: la Direzione ha per anni sottovalut­ato la questione, limitandos­i ad ammoniment­i che non hanno indotto l’insegnante, ora indagato, a cambiare registro? Né il direttore Omar Gianora, né il capo della Divisione della scuola al

Decs, Emanuele Berger, ritengono di poter rispondere a inchiesta in corso. Berger (vedi anche ‘laRegione’ di ieri) ribadisce che il dipartimen­to ha avviato una verifica sulle procedure previste in casi simili, con l’obiettivo di evitare che situazioni negative si trascinino irrisolte nel tempo. Gianora rimarca che la Direzione

ha reputato importante lasciare libero spazio al dibattito e ora auspica che questo si trasferisc­a progressiv­amente nelle sedi adatte: «Ad esempio si può immaginare una discussion­e più generale nell’assemblea degli studenti e nelle commission­i paritetich­e nelle quali essi sono rappresent­ati».

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Botta e risposta a distanza, per ora. Ci sarà un confronto diretto fra studenti e corpo insegnante?

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