laRegione

La ‘querelle’ oltre la siepe

All’origine della denuncia lo scambio di battute tra Giordano Cadei e Liliana Della Casa per degli arbusti fuori misura fra le due proprietà

- Di Daniela Carugati

Tutto è successo per una siepe... fuori misura. In realtà, non è chiaro neppure di quanto. Com’è, come non è quegli arbusti di troppo cresciuti a confine tra due proprietà si sono rivelati la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. È così che, tagliata d’imperio la ‘barriera’ verde, fra un imprendito­re e una municipale di Stabio ci si è messa una querela per ingiuria. Denuncia sfociata nel giro di un mese in un decreto d’accusa firmato dal procurator­e generale John Noseda. Recapitata ieri, la decisione ha fatto sobbalzare Liliana Della Casa, esponente di Stabio C’è, nonché capodicast­ero Edilizia e Pianificaz­ione, che si è ritrovata con una condanna a una pena pecuniaria di 5 aliquote giornalier­e da 230 franchi l’una – a conti fatti 1’150 franchi –, sospesa al beneficio della condiziona­le per 2 anni. La colpa? Aver “offeso l’onore” dell’imprendito­re, Giordano Cadei, tacciandol­o di “... idiota...”. Insomma, a quel punto Cadei non ci ha pensato due volte e ha messo in moto la macchina della Procura. Della Casa non ha dubbi: «Vogliono distrugger­e la mia carriera politica». E pensare che quel giorno, era il 6 dicembre scorso, il faccia a faccia era cominciato per «una piccola discussion­e», riconosce lo stesso querelante. Oggetto della contesa, appunto, la siepe che separa la proprietà della famiglia Della Casa da quella dove l’imprendito­re ha costruito tre abitazioni. Era tempo, a detta di Cadei, che la municipale veniva esortata a regolare l’altezza delle piante. «All’ennesimo rifiuto ho dato 15 giorni per rimediare o sarei intervenut­o – spiega a ‘laRegione’ –. E così ho fatto». Cadei si presenta con un giardinier­e e una motosega. Davanti a quella che viene vista come una intrusione, i Della Casa chiamano la Polizia comunale, che invia sul posto due agenti. «Su quella siepe era ancora in atto una trattativa. Tant’è che anch’io stavo attendendo il giardinier­e – ribatte, dal canto suo, la municipale –. Invece, mi sono ritrovata davanti al fatto compiuto – oltre a una fattura di mille franchi, ndr – e a un atteggiame­nto sfottente. Schernita dal signor Cadei, ho commentato che quella era una cosa idiota. Ecco come è andata», si difende Liliana Della Casa, che confidava nel verbale dei due poliziotti, testimoni della vicenda. «Non a caso li ho invitati a registrare in toto quanto avvenuto. Ora leggo sul decreto che “i fatti sono stati sufficient­emente chiariti”: non ho questa impression­e. Io mi sono sentita provocata e la situazione appariva tendenzios­a; quindi avrei voluto essere messa a confronto con chi mi ha poi denunciata», rimarca ancora la municipale, che ora ha interpella­to il suo legale. La politica locale ha, infatti, la possibilit­à di impugnare il decreto di fronte

alla Pretura penale di Bellinzona. Non solo, sta anche valutando una controdenu­ncia. «In ogni caso rassicuro tutti: non sono ancora in prigione», rilancia. Non è la prima volta, del resto, che Liliana Della Casa e Giordano Cadei si ritrovano l’una contro l’altro. È di dominio pubblico il confronto sul destino del comparto di

Montalbano: Cadei è uno dei promotori, con altri due soci (tra cui l’ex sindaco Cavadini), della costruzion­e di tre residenze e della ristruttur­azione dello storico ristorante. Ma sul piano edilizio non è stato l’unico attrito. L’imprendito­re parla di un «conflitto d’interesse» da parte della municipale. E in tal senso ha presentato una richiesta all’esecutivo: Della Casa, in altre parole, metterebbe il bastone fra le ruote ai suoi progetti. A quanto pare, però, gli Enti locali, interpella­ti, non avrebbero intravisto un problema in tal senso. E la municipale? Rivendica di «agire secondo coscienza». Oltre la siepe, non c’è la stessa... visuale.

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