Elezioni, partiti divisi a metà
Torna in Gran Consiglio il 22 gennaio, dopo il pareggio di dicembre, la proposta di congiungere le liste
Dopo il voto ad alta tensione dello scorso anno, fra dieci giorni si ripresenta lo stesso scenario. E la medesima incertezza.
Divisi come una mela lo scorso dicembre, ancora spaccati a metà il prossimo 22 gennaio, almeno sulla carta (assenze non previste). La congiunzione delle liste per le elezioni cantonali e comunali, già in vigore una quindicina di anni fa, tornerà in Gran Consiglio fra una decina di giorni dopo il perfetto pareggio (42 a 42) della precedente sessione, l’ultima appunto del 2017. E questa volta potrebbe ripetersi quasi la medesima situazione (43 a 44) con il voto di due “verdi” dissidenti (Franco Denti e Maristella Patuzzi), ago della bilancia, considerato che in dicembre non votarono perché assenti. Va ricordato che il presidente del parlamento (oggi è il liberale radicale Walter Gianora) non vota. Questo il quadro teorico, sempre che questa volta si presentino tutti e novanta. Di fronte a un secondo pareggio, la proposta cade. In caso di approvazione, invece, la decisione non è soggetta a referendum (ma solo a ricorso) mentre lo sarà il relativo messaggio governativo – che traduce in legge il principio – dopo il solito iter parlamentare. Il tema, certo tecnico e di apparente disinteresse popolare, rischia di condizionare in maniera determinante soprattutto la consultazione elettorale dell’aprile 2019 perché l’opportunità o meno di “congiungere” le liste – unirle, apparentarle per il conteggio dei voti e l’attribuzione dei seggi – riapre lo scenario del Consiglio di Stato dove oggi la Lega dei Ticinesi conta due seggi, uno il Plr, uno il Ps e uno il Ppd. Importante poi la congiunzione anche per la ridistribuzione dei seggi in Gran Consiglio dove alcuni partiti, se da soli, continuano a perdere voti e poltrone. Detta altrimenti, il voto sulla congiunzione o meno delle liste interessa soprattutto Lega e Plr; la prima perché impegnata a difendere le attuali posizioni, il secondo perché determinato a riconquistare il secondo seggio in governo perso sette anni fa. Come finirà dunque lunedì 22 gennaio? Cambierà qualcosa, negli schieramenti, sul voto all’iniziativa generica presentata da Lara Filippini (La Destra)? «Penso che andrà come l’altra volta. Gli schieramenti secondo me si sono nel frattempo consolidati» ci dice Daniele Caverzasio, capogruppo della Lega dei Ticinesi. «Del resto sappiamo che la posta in gioco è grande e capita raramente in parlamento di vedere così tanta compattezza nei singoli Gruppi». Talmente tanta che chi sgarra viene richiamato all’ordine ed “esonerato” come è successo, appunto, a una vostra deputata, Silvana Minoretti, assente in dicembre al momento del voto... «Beh, in verità la collega non si presentava più da tempo e le abbiamo consigliato di riflettere sul suo impegno» risponde Caverzasio, glissando. Per contro il capogruppo leghista non nega l’evidenza: «La congiunzione per noi è preziosa perché rafforza la nostra posizione, ma guardi che in questo caso non c’è nessuna verginella; l’interesse è alto per tutti». Che poco o nulla cambierà, è quasi certo. «Secondo me gli schieramenti sono definiti e resteranno quelli. Sarà ancora un voto tirato – ci dice Alex Farinelli, capogruppo Plr – per quanto alcuni singoli potrebbero cambiare la situazione. Per quel che riguarda i partiti si può dire che una volta tanto ognuno ha espresso chiaramente il proprio parere. Resta incerto il voto di alcuni deputati dei Verdi. Da quanto capitato [Farinelli allude alle dimissioni “consigliate” della leghista Minoretti, ndr] si capisce che il tema è tutt’altro che marginale. Anzi, è strategico per le prossime elezioni». La volta scorsa si erano notati alcuni assenti nelle file del Plr... «Che dire, mi auguro che ci siano la prossima volta. Io non posso fare ordine di comparizione». Poi siamo in zona “apice epidemia influenzale”... «Mi sono attrezzato proponendo un punto sanitario in loco» risponde scherzando Farinelli, ma neanche tanto. «Sarà ancora una votazione molto tirata» commenta anche Ivo Durisch, capogruppo Ps, anche perché «ogni Gruppo farà in modo di avere tutti presenti». Durisch per contro è pessimista: «Questa volta secondo me non passa». E se invece sì, sarà un lungo percorso visto che si tornerà in parlamento. Se non davanti al popolo.