‘La libera e buona informazione non è scontata, anzi ha un costo’
Cos’è la Rsi per il resto della Svizzera?
Ricordo che quando giravo venti, trent’anni fa oltre S. Gottardo gli italofoni mi riconoscevano per le strade, poi col satellite sono arrivate tutte le reti d’oltre confine, ma cosa succede in Svizzera ancora oggi ai circa 500mila italofoni glielo diciamo solo noi.
Pensavo anche al patrimonio culturale prodotto dalla Rsi, che è valorizzazione della lingua italiana.
Certo, se l’italiano è un alibi per far passare un pezzo di discorso, mal letto, il primo dell’anno dal presidente della Confederazione, ha poca vita. Deve appunto vivere, pulsare e in questo senso anche grazie alla Rsi, l’italiano è portatore di cultura. Penso anche ai tanti svizzerotedeschi che amano la lingua italiana e che hanno ricevuto, nelle loro case, la voce di Rita LeviMontalcini, di Umberto Eco. Le grandi voci della cultura. Io stesso ho intervistato grandi personaggi, ma se non fossi stato attivo nel servizio pubblico certo non avrei potuto conoscere e far conoscere.
Ma non ne abbiamo già abbastanza di voci libere e forti a tutela dell’italianità?
Io dico beato quel Pese che può contare su tre quotidiani, vari settimanali, quindicinali, una radiotelevisione pubblica con due canali televisivi e tre radiofonici, una televisione privata e due radio private. Troppi? Tutte le dittature hanno avuto un giornale solo e una sola televisione. Non dobbiamo lamentarci per i troppi organi d’informazione perché la concorrenza, la mescolanza, rendono più vivaci e più attenti. Noi abbiamo lunghe tradizioni, sin dalle lotte ottocentesche. Siamo un Paese viziato dalla buona informazione. Il pubblico pensa che tutto questo sia scontato e che debba essere gratuito, automatico come il sole che nasce tutte le mattine. Invece ha una storia, un percorso e dei costi.
C’è consapevolezza di tutto ciò?
Ho l’impressione che sotto sotto si tenda a dare per scontato che comunque vada con la votazione sulla ‘No Billag’ tutto poi si aggiusterà. Si tirerà fuori un piano B, insomma la Ssr ci sarà ancora. Non è vero! L’iniziativa impedisce alla Confederazione di finanziare direttamente o indirettamente la produzione radiotelevisiva, il cui diritto di concessione verrà messo all’asta per i grandi gruppi di potere. No Billag vuol dire di fatto no Ssr, no Rsi. Riformiamo pure, ammoderniamo in futuro ciò che i tempi richiedono, ma per snellire la corsa di una nave non bisogna mica affondarla, bisogna farla navigare.