Certe volte tentar nuoce
A processo i 4 serbi che volevano rapinare la gioielleria Herschmann ma non ci sono riusciti Sopralluoghi e preparativi vari, a più riprese, per finire dritti nelle mani della polizia. Il caso (con l’inquietante contorno) da ieri alle Criminali di Locarno
Dal processo iniziato ieri alle Criminali di Locarno (a Lugano) a carico di 4 cittadini serbi accusati di aver pianificato (ma non attuato) una rapina alla “solita” gioielleria Herschmann di Ascona possiamo estrapolare qualche elemento indicativo del mondo che ruota attorno al pendolarismo del crimine. Il primo è l’aggiornamento in tempo reale dei mandanti – una sorta di non meglio identificata “mafia serba” – rispetto a quanto accade ai loro prezzolati accoliti a oltre 1’000 chilometri di distanza. Infatti, quando l’8 marzo 2017 tre uomini in ricognizione – due imputati più un latitante – erano stati chiusi fuori dalla gioielleria e costretti a fuggire, i “capi” lo avevano saputo subito «perché avevano letto i portali». Trattasi evidentemente dei portali di informazione ticinesi, visto che soltanto qui si era parlato in presa diretta dell’accaduto. Un secondo elemento interessante, per “insider”, è la gerarchia dei preziosi da piazzare sul mercato nero: i rapinatori erano stati istruiti a razziare soltanto gli orologi Parmigiani e Patek Philippe, perché meglio rivendibili e più redditizi rispetto alle altre marche. Un’ulteriore “curiosità”, se così vogliamo definire il dettaglio inquietante legato alla rete di contatti e all’organizzazione dei colpi, è come uno degli imputati si fosse procurato la pistola (finta) che avrebbe dovuto servirgli per spaventare le commesse del negozio: «Me l’ha consegnata un serbo che non conoscevo, davanti al Kursaal di Locarno». L’uomo sarebbe residente in Svizzera ed era stato appositamente inviato in Ticino dai mandanti per assolvere quel compito, durato non più di una manciata di secondi.
Anche un precedente per omicidio
Questo dunque il contorno. Quanto ai fatti in sé, ripercorsi ieri sotto la regia della giudice Rosa Item, nulla di particolarmente clamoroso da rilevare. A vario titolo e a frequenza variabile gli imputati avevano effettuato più sopralluoghi per capire quale fosse il contesto in loco: una prima volta appunto ad inizio marzo, poi ancora in giugno e infine in luglio, il 18, quando però tre di loro non avevano fatto nemmeno in tempo a mettere piede ad Ascona che erano stati fermati, interrogati e poi rinchiusi prima nel carcere giudiziario della Farera (fino al 28 settembre) e poi alla Stampa per l’esecuzione anticipata della pena; il quarto, e più giovane del gruppo, era invece rimasto impigliato nelle maglie della giustizia già il 19 giugno, quando era stato inviato appositamente da Belgrado in aereo per verificare se, come si supponeva, davanti alla gioielleria fosse stato messo un agente di sicurezza. A carico dei 4 (di età compresa fra i 22 e i 37 anni) il procuratore pubblico Paolo Bordoli, titolare dell’inchiesta, ha chiesto pene comprese fra i 30 mesi da espiare e i 9 mesi sospesi per 3 anni. La pena più pesante il magistrato l’ha riservata al meno giovane del quartetto, gravato di diversi precedenti penali in Svizzera, Germania e Serbia, di cui uno commesso da giovanissimo e di particolare gravità: l’omicidio a colpi d’arma da fuoco di un uomo che in banda lo aveva aggredito con delle spranghe di ferro. Questo, per dire cosa può riservare la vita a chi poi si ritrova in un’aula di tribunale a rispondere di reati come la rapina. Un lavoro da “minimo sindacale” – ma non per questo non curato nei dettagli – è stato portato in aula dagli avvocati difensori Francesca Nicora, Marco Garbani, Patrick Fini e Cristina Clemente, che in tempi ristretti – circa un quarto d’ora di arringa a testa – hanno cercato di portare all’attenzione della Corte elementi utili ad erodere i tempi di carcerazione rimanenti ai loro assistiti, che già 6 mesi li hanno scontati. Dopo circa 2 ore di camera di consiglio il collegio giudicante, composto anche dai giudici a latere Werner Walser e Matea Pessina, ha comunicato che la sentenza, prevista in un primo momento già ieri a partire dalle 18.30, verrà emessa soltanto oggi dalle 8.30.