Casinò, accusati di peculato 5 ex del Cda
Non c’è solo l’istanza di fallimento della “Casinò di Campione SpA”, società di gestione della casa da gioco nell’ingarbugliata vicenda che tiene con il fiato sospeso l’intera comunità campionese, ma anche un altro aspetto rilevante. Un aspetto che sta passando in sordina, è quello relativo all’inchiesta penale della vicenda a carico dei cinque componenti del Consiglio d’amministrazione nominato nel 2014 a seguito della costituzione della “Casinò di Campione SpA”, attraverso la fusione per incorporazione della precedente società di gestione partecipata dalle Province e dalle Camere di Commercio di Como e di Lecco. Per tutti loro l’accusa è di peculato, mentre per l’Ad Carlo Pagan c’è anche l’abuso d’ufficio. Peculato è un reato previsto solo per i dipendenti pubblici, per quelli privati è appropriazione indebita. I fatti sono sotto la lente d’ingrandimento degli esperti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Como e del Nucleo di polizia giudiziaria della Procura lariana. Gli inquirenti non escludono che sul libro degli indagati possano finire almeno altri tre nominativi: i componenti del Cda in carica dal 2012 al 2014, i rappresentanti delle province di Como e di Lecco e dall’amministratore unico nominato dalle due camere di commercio. Appare scontato che nessuno si è messo in tasca un solo centesimo di euro, anche se in ballo ci sono milioni di euro che la casa da gioco non ha trasferito al Comune, il mancato trasferimento configura il reato di peculato, in quanto il codice non prevede il “peculato per necessità”, resta però la mancanza del dolo. Siamo insomma in presenza di una vicenda estremamente complessa, con il rischio che a pagare un conto salato possano alla fine essere coloro che hanno cercato di rimettere in sesto la “baracca” in anni di vacche magre. Ricordiamo che il cambio euro-franco svizzero negli ultimi dieci anni è passato da 1,64 all’attuale 1,18. Sul piano amministrativo-finanziario la prima fase dell’inchiesta della Procura di Como, scaturita dall’esposto dell’attuale sindaco Roberto Salmoiraghi, quando rappresentava la minoranza, è praticamente chiusa, per cui si attende l’udienza del prossimo 12 marzo, giorno in cui il giudice Alessandro Petronzi, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di fallimento firmata dal sostituto Pasquale Addesso e controfirmata dal procuratore Nicola Piacente.