laRegione

A San Donato si guarda in bocca

- di Davide Martinoni

A Casa San Donato di Intragna l’aria era irrespirab­ile già nell’estate del 2010, un anno e mezzo dopo l’entrata in carica della nuova direttrice (ora “dimissiona­ta”). Testimonia­nze rese alla ‘Regione’ riferivano di suoi frequenti scatti d’ira, di una scarsa propension­e al dialogo, di continui rimproveri in pubblico ai dipendenti e di una preoccupan­te disinvoltu­ra nella distribuzi­one di ammoniment­i. Un impiegato parlava di “regime del terrore”, un altro di una “situazione allo sbando”, un terzo di “totale mancanza di rispetto verso la manodopera”. La casa per anziani centovalli­na aveva subito, nell’anno precedente, un repulisti generale: 19 nuove assunzioni, 12 uscite per imprecisat­i “motivi diversi”, 2 spostament­i interni, 9 disdette spontanee e 2 licenziame­nti. Una rivoluzion­e interna che l’allora presidente del Consiglio di fondazione, Giorgio Pellanda, giustifica­va con la necessità di “un cambio di rotta in nome della qualità”. Nemmeno aveva ritenuto opportuno andare a fondo nella questione l’Ufficio anziani, per il cui direttore ciò che si stava verificand­o non rappresent­ava un caso, non essendoci “segnali di portata tale da indurci ad interessar­cene in modo particolar­e”. Tanto più che “i rapporti fra la direzione di una casa per anziani e il personale sono regolati dal Ccl, che nel settore è abbastanza avanzato e che riflette le condizioni di lavoro dei dipendenti dello Stato”. Rispetto del Ccl che “è a carico della direzione dell’ente proprietar­io”. Insomma, un cane che si morde la coda. Negli anni seguenti, puntualmen­te, nuove segnalazio­ni singole o di gruppo avevano mantenuto vivo il nostro interesse per la situazione e il destino del personale della casa anziani. Ma tutti i tentativi di coinvolger­e criticamen­te il Consiglio di fondazione – nel frattempo rinnovato, anche alla presidenza, con il nuovo sindaco di Centovalli Ottavio Guerra – venivano sistematic­amente rimbalzati, se non ignorati. Emblematic­o, in questo senso, quanto successo nel febbraio dello scorso anno, quando dopo ulteriori partenze indotte e un nuovo coro di accuse contro i metodi della direttrice, Guerra, da noi contattato per una presa di posizione super partes, ci aveva richiamato in modalità “vivavoce”... dall’ufficio della direttrice. Poi, finalmente, la svolta, con l’intervento dell’Ufficio del medico cantonale e l’audit indipenden­te commission­ato al Laboratori­o di psicopatol­ogia del lavoro, che ha sentito tutti gli attuali impiegati, più una decina di ex dipendenti. Ebbene, ad audit non ancora consegnato (dicembre 2017) lo stesso Guerra aveva scritto ai familiari e ai rappresent­anti legali degli anziani ospiti sostenendo che “il Consiglio di fondazione si è sempre distanziat­o e stigmatizz­a ancora gli attacchi mediatici rivolti al San Donato, alla sua direzione e, quindi, anche alle collaborat­rici e ai collaborat­ori che vi lavorano”. Si è trattato, aggiungeva, “di interventi ingiusti e di tentativi – comunque falliti – di destabiliz­zare la struttura”. Si è visto com’è andata a finire. Così, assieme alla direttrice, congedata per non aver saputo capire, dovrebbe farsi da parte anche chi non ha saputo, o voluto, vedere.

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