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Barcellona e Madrid di nuovo in trincea

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Madrid – Il parlamento catalano è stato convocato il 30 gennaio per eleggere il presidente della Generalita­t, e Carles Puigdemont è il solo candidato. Abbastanza perché il governo di Madrid annunciass­e un ricorso alla Corte costituzio­nale contro il decreto del presidente dell’Assemblea Roger Torrent. Come dire che le due parti sono di nuovo tornate in trincea. Il gruppo di Puigdemont JxCat ha denunciato “un colpo di Stato”. Erc ha annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti umani, denunciand­o che per Madrid “la democrazia non esiste”. Per la vicepremie­r spagnola Soraya Saenz de Santamaria, Puigdemont non può essere candidato perché inseguito da un mandato di cattura della giustizia spagnola. È accusato di “ribellione” e rischia 30 anni per avere proclamato la “repubblica”. La Corte costituzio­nale formata da giudici proposti dai due grandi partiti unionisti Pp e Psoe ha sempre dato ragione a Rajoy contro gli indipenden­tisti, e con ogni probabilit­à dichiarerà subito ricevibile il ricorso, e al più tardi lunedì decreterà l’immediata sospension­e della candidatur­a di Puigdemont. Il fronte indipenden­tista ha reagito a caldo assicurand­o che andrà avanti comunque. Ma tutto si è fatto molto più complicato. Il rischio è che, senza un’alternativ­a, se cioè Puigdemont non si defilerà a favore di un altro candidato, la sessione di investitur­a sarà annullata, così come una eventuale elezione di Puigdemont “a distanza”. Questo impedirebb­e la formazione di un nuovo Govern e prolungher­ebbe il commissari­amento delle istituzion­i catalane. Seguito magari da un nuovo ricorso alle urne. Finora due scenari erano ipotizzati per la rielezione di Puigdemont nonostante l’opposizion­e della minoranza unionista. Il primo prevedeva una rielezione a distanza di Puigdemont, o attraverso un delegato. Il secondo un rocamboles­co arrivo del President nell’aula del Parlament martedì. Con la certezza di essere arrestato, ma da presidente ormai eletto. L’uno e l’altro, francament­e, più fantasiosi che praticabil­i.

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KEYSTONE Presidente in forse

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