‘Proposte inaccettabili’
Levata di scudi dell’esecutivo vallerano che contesta l’unione con Cevio e la concezione ‘centripeta’ della pianificazione cantonale
Tanto il Piano cantonale delle aggregazioni quanto il progetto di riforma del Piano direttore “risultano estranei alla logica di sviluppo fondata sull’equilibrio fra le varie regioni del Ticino e sulla valorizzazione delle peculiarità locali”. Con l’eloquente titolo “Nuovi progetti di legge del Cantone Ticino, il Municipio non ci sta!” l’esecutivo della Lavizzara, sull’ultimo numero del Bollettino comunale, boccia con fermezza le proposte del Cantone. Per quanto concerne le aggregazioni, nel nuovo progetto è previsto che, entro il 2020, venga abolito il Comune di Lavizzara riunendolo a quello di Cevio, che nel frattempo dovrebbe pure comprendere la Valle Rovana. Una proposta che il Municipio lavizzarese ritiene inaccettabile, facendosi interprete anche dell’opinione dell’intera popolazione. “I motivi – afferma fra l’altro – non sono di carattere campanilistico, ma poggiano su solide basi”. Ossia: “La storia della Lavizzara si basa su una sua unità geografica e su una comunità autonoma, retta per secoli da proprie norme statutarie; la sua posizione geografica, discosta dai grandi centri, è caratterizzata da un vasto territorio che va dai 500 agli oltre 3’000 metri di altitudine; un territorio non molto popolato, ma che risulta essere il secondo più esteso del cantone; un settore primario che, malgrado le difficoltà che incontra l’agricoltura nelle regioni di montagna, appare in crescita”. Inoltre, il turismo sostenibile e compatibile con i grandi valori naturalistici e antropici è pure suscettibile di sviluppo e può garantire un buon indotto economico e, dopo l’aggregazione avvenuta nel 2004, la situazione finanziaria del Comune è migliorata e poggia sul sostegno e l’entusiasmo di tutti”.
‘Modalità arroganti’
Ma, secondo le autorità della Lavizzara, “l’aspetto più indisponente contenuto nel progetto è quello che concerne le modalità di attuazione del Pca. In modo arrogante si fa capire che chi si oppone sarà punito o bastonato”. “Un’avvisaglia sulle intenzioni del Dipartimento – aggiungono – era già stata percepita lo scorso anno, quando si era venuti a conoscenza di una proposta di diminuire del 20% il contributo sulla localizzazione geografica stanziato a favore del nostro Comune. Motivo, l’aggregazione non è completa. La proposta era poi stata abbandonata per mancanza di base giuridica; ora con il nuovo Pca si vuol creare la base legale per penalizzare chi si oppone”. “Stupisce – si legge – che il Cantone abbia il coraggio o l’incoscienza di andare a diminuire il contributo a favore di un Comune, come il nostro, che è quello che mette a disposizione una buona parte delle proprie acque alle aziende idroelettriche. Un atteggiamento inconcepibile”. Pur avendo contestato gli scenari del Pca, così come presentato, il Municipio di Lavizzara non è contrario alle aggregazioni, “se queste ottengono l’adesione delle popolazioni interessate”. “Il nostro Comune, nato nel 2004 da sei diverse entità – rileva – è stato più volte citato come esempio per la capacità con cui è riuscito a porre solide basi amministrative e finanziarie”. Lunga serie di critiche anche per la riforma del Piano direttore: “Se lo scopo del Dipartimento – afferma fra l’altro l’esecutivo – è quello di ghettizzare le regioni periferiche, rendendole unicamente dei luoghi di svago per la città Ticino, si abbia almeno il coraggio di dirlo a chiare lettere”. E sottolinea che una zona discosta come la Lavizzara è sempre stata penalizzata dai trasporti pubblici e dai collegamenti stradali. E anche a livello di trasporti pubblici “la situazione è ancora più precaria, tenendo conto anche del fatto che lo scorso anno è stato ulteriormente ridotto il numero di corse”. Nel progetto di modifica del Pd e anche della Lpt “sono state trattate solo marginalmente e superficialmente le zone discoste del cantone”. E i contenuti del Masterplan dell’alta valle “vanno esattamente nella direzione opposta rispetto al contenuto del progetto di modifica del Pd. La “concezione centripeta” va dunque rivista, tenendo in debita considerazione i bisogni delle zone discoste.