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Vco, referendum complesso (e costoso)

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“Vuoi che il territorio della Provincia del Verbano Cusio Ossola sia staccato dalla Regione Piemonte e aggregato alla Regione Lombardia, ai sensi dell’articolo 132 comma secondo della Costituzio­ne”? È il quesito referendar­io della petizione che si è svolta dal 16 ottobre al 24 dicembre, capace di raccoglier­e 5’228 firme “valide e certificat­e”. Firme raccolte sia nei municipi che nei gazebo. Tra i firmatari, anche 21 sindaci, ovvero un terzo del totale. Alcuni di essi sono del Pd, anche se a proporre il divorzio dal Piemonte per unirsi in matrimonio con la (più ricca) Lombardia è stato un comitato formato da elementi del centro-destra. Negli scorsi giorni, le firme sono state ufficialme­nte consegnate al presidente della Provincia Stefano Costa (Pd) che ha messo in evidenza una circostanz­a per nulla trascurabi­le: in cassa non ci sono i soldi (400mila euro) che occorrono per il referendum. Non è neppure possibile votare il 4 marzo, con le elezioni politiche (non lo consente lo statuto della Provincia). I sostenitor­i ipotizzano che si andrà a inizio 2019. Prima, però, il quesito referendar­io deve passare all’esame della Corte di Cassazione, chiamata a valutare la costituzio­nalità della consultazi­one. Poi l’iniziativa dovrà essere approvata dalla Regione Piemonte e quindi dagli abitanti del Vco. Inoltre, per diventare esecutivo, il “divorzio” andrà al parlamento e infine ci sarà la firma del presidente della Repubblica. Se Roberto Maroni è entusiasta dell’iniziativa, Sergio Chiamparin­o, presidente della Regione Piemonte, ha affermato: «Avrei condiviso il referendum, se la decisione fosse stata quella di andare con il Canton Ticino. Aveva più senso». M.M.

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