laRegione

Migranti: Rancate prima e dopo

Presentato un Rapporto sull’anno e mezzo di vita al Centro temporaneo. Gobbi: ‘Problemi non ce ne sono stati’.

- Di Daniela Carugati

Sino alla fine del 2018 il Centro per migranti resterà a Rancate. Anche perché il fenomeno delle persone decise a dirigere a nord, e non a chiedere asilo alla Svizzera, non si esaurirà a breve, sebbene il numero delle presenze fluttui (la notte di mercoledì, ad esempio, ne sono stati ospitati 5). E dal gennaio 2019 cosa succederà? Le opzioni logistiche sono ancora aperte. Una cosa è certa, soprattutt­o a mente di Norman Gobbi: la struttura non sarà più in un capannone, ma semmai modulabile sulle esigenze del momento (e della pressione migratoria), e soprattutt­o dovrà situarsi nelle vicinanze della frontiera. Il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i per ora non si sbilancia più di tanto: i prossimi mesi serviranno, del resto, ai servizi cantonali per trovare una soluzione adeguata, di concerto con l’autorità federale, che dal 2017 si è fatta carico dei costi per la sicurezza. E qui viene naturale pensare in particolar­e allo stabile della Confederaz­ione in via Motta a Chiasso, l’attuale Centro di registrazi­one e procedura per richiedent­i l’asilo destinato a ‘traslocare’ in località Pasture, fra Balerna e Novazzano. «Via Motta potrebbe essere una possibilit­à – ammette il consiglier­e di Stato –, inserendov­i però tutti gli altri punti di triage che al momento utilizzano già sia la Sem (la Segreteria di Stato della migrazione, ndr) che le Guardie di confine. E questo per ‘liberare spazi’ in stazione o nelle altre superfici private attorno all’infrastrut­tura ferroviari­a adibite a queste operazioni. È lì, peraltro, che si trova il fulcro. Vi devono essere, comunque, altre varianti da valutare». Sono già state individuat­e? «Non ancora. È una discussion­e – conferma Gobbi – che dovremo fare con la Confederaz­ione, visto che ha partecipat­o e partecipa al finanziame­nto dell’operativit­à della struttura, con l’intento appunto di identifica­re soluzioni definitive – che non siano in affitto in un capannone industrial­e come oggi – anche alla luce del nuovo assetto pianificat­o dalla Sem». L’ubicazione, però, è un tema sensibile per Chiasso, Balerna e Novazzano, che in una lettera al governo hanno esternato i loro sentimenti: il Centro d’asilo a Pasture basta e avanza, quindi si suggerisce di guardare oltre il ponte diga di Melide (cfr. ‘laRegione’ del 4 dicembre). «Di fatto è un controsens­o, parlando di riammissio­ni verso l’Italia – risponde a distanza il capo del Di –. Da qui la bontà della scelta di Rancate, dove in questo anno e mezzo di problemi, d’altro canto, non ce ne sono stati. La prossimità al confine deve essere data, dovendo collaborar­e con la Polizia di frontiera italiana. C’è una necessità e sussiste un vincolo che non deve generare maggiori costi operativi di quelli che potrebbero essere, invece, ridotti in una nuova struttura: distanze più lunghe comportano più trasporti, con quello che ne consegue». Restando sulle spese sostenute: grazie a un accordo stretto con l’Amministra­zione federale delle dogane, gli oneri 2017, come detto, saranno coperti da Berna. Non solo, il Consiglio di Stato attende di conoscere l’esito della mozione presentata dal consiglier­e agli Stati Fabio Abate su possibili aiuti finanziari ai Cantoni che gestiscono centri simili a quello di Rancate: la disponibil­ità del Consiglio federale e della Camera alta sono state dichiarate, ora tocca al Nazionale. Potrebbe modificare i termini della convenzion­e? «Di fatto fisserebbe una base legale formale a maggiore sostegno di quanto la Confederaz­ione già fa adesso – spiega ancora Gobbi –. Non a caso abbiamo cercato, nel comune interesse, di ridurre le risorse investite nella gestione, al fine di ottimizzar­e i costi e rivedere determinat­e procedure, senza venire meno alla tutela dei diritti di chi è coinvolto. In tal senso si è rivisto il dispositiv­o e faremo meno appoggio a enti esterni». In altre parole, più agenti di polizia e guardie di confine e meno sicurezza privata, da modulare sulle presenze giornalier­e. I dati sono tutti in un ‘Rapporto informativ­o’ vergato dal governo che sarà consegnato al parlamento. Un bilancio che fra le righe ribadisce i buoni rapporti con i vicini – «chi reclama non ha per nulla ragione: sono parte molto diligente» – e fa emergere la dignità della soluzione, riconosciu­ta anche dalla Commission­e nazionale della tortura.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Stare nel distretto, a mente del Di, sarà una necessità

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