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Se la banca è cinese

In una banca ticinese acquisita dai cinesi tutto si appresta a cambiare. Occorre rinnovarsi e qualche testa dovrà saltare... Per sopravvive­re servono un po’ di fantasia e l’arte della guerra...

- Di Claudio Lo Russo

Le montagne, gli orologi, il cioccolato, il formaggio (coi buchi), Heidi, Guglielmo Tell e Roger Federer. Lista sommaria ma rappresent­ativa – regolarmen­te rispolvera­ta – dei simboli svizzeri. E poi ce n’è un altro, il più controvers­o e malconcio: le banche. Ad esso si rivolge la nuova serie web prodotta dalla Rsi, ‘La strategia dell’acqua’. E lo fa con un felice piglio ironico-dissacrant­e, ispirato da quanto di più (a prima vista) lontano, ‘L’arte della Guerra’ di Sun Tzu, trattato di strategia militare del IV secolo a.C. La cultura sa essere sorprenden­te e rivelare imprevedib­ili ganci con l’attualità in massime come “Sopravvivo­no solo le spie che ritornano a fare rapporto” o “L’arte della guerra non consiste nel confidare che il nemico non verrà ma nella sicurezza di accoglierl­o adeguatame­nte”. ‘La strategia dell’acqua’ è il frutto di un concorso promosso dalla Rsi nel 2015 per scoprire giovani autori, Web Series Lab, che ha premiato l’idea di Antonella Anastasia, Andrea Stephani e Samuela Lepori (seguiti nella scrittura da Francesca Serafini). La serie sarà online da lunedì 29 gennaio (canale YouTube Rsi o lastrategi­adellacqua.com). Dopo aver visto i primi tre episodi (su sette), ci pare possa inserirsi degnamente in questa “nuova tradizione” Rsi, già pluripremi­ata nel mondo per le sue prime produzioni, ‘Arthur’ e ‘La stirpe di Orazio’. Diretta da Fabio Pellegrine­lli (già regista di ‘Notte Noir’), è interpreta­ta da Davide Strava, Alexandra Camposampi­ero, Fausto Beretta Piccoli, Giancarlo Previati, Diego Benzoni, Rocco Schira e Nicola Cioce. Ogni episodio ospita poi qualche comparsata, come Flavio Sala, Yor Milano (pure in versione burlesque...) o Tatiana Winteler, oltre alle regolari personific­azioni della fervida fantasia del protagonis­ta, Cion Cion Blu (Song Cong) e il Guerriero Cinese (Yoon C. Joyce).

‘Non sentirti un carnefice’

Sarà la distanza dalle consuetudi­ni produttive e dalle censure tipicament­e televisive, sarà quel senso di libertà e di conquista creativa che il web ancora infonde, sarà l’imperativo per una beneamata azienda di Stato di sopravvive­re conquistan­do il gusto di un nuovo pubblico, sarà che anche dietro questa serie ci sono delle menti giovani... Fatto sta che ‘La strategia dell’acqua’ pare confermare una vocazione del web ad osservare la nostra realtà con occhio critico, in questo caso con un gusto comico-satirico a volte forse un po’ forzato, ma spesso efficace. Nella filiale ticinese di una banca svizzera acquisita dai cinesi, si prenda la scena della sostituzio­ne del cornuto teschio di stambecco con un sorridente ritratto di Mao, o le massime del direttores­qualo: «Adattarsi e sopravvive­re o resistere e soccombere!» o «Col tempo ci si affeziona ai colleghi, è naturale, ma tu non pensare di essere un carnefice». In effetti, se al protagonis­ta, Giona, trentenne disilluso, è stato assegnato il compito di tagliare una testa fra i suoi colleghi, lui resta convinto del fatto che «al netto di qualche crollo in Borsa il mondo della finanza è mortalment­e prevedibil­e» e che per sopravvive­re servono «una macchina del caffè e una fervida immaginazi­one». E così va in scena un grottesco spietato teatrino dell’assurda sopravvive­nza quotidiana, di cui sono interpreti con lui la bella un tantino spregiudic­ata,

il vecchio nostalgico del mondo pre-internet, l’infido tecnico informatic­o, il pivellino e l’addetto alla sicurezza che ha visto troppi film, oltre alle puntuali visioni cinesi di Giona. A Fabio Pellegrine­lli è stata affidata la regia del progetto quando gli autori, con la supervisio­ne di due tutor, erano già arrivati a una prima versione della sceneggiat­ura. Quali erano le sue qualità? «Prima di tutto, a livello produttivo, la possibilit­à di una location unica e un numero contenuto di attori. Sotto l’aspetto registico, era interessan­te la sfida della commedia e di una sorta di linguaggio onirico, frutto del punto di vista del protagonis­ta. C’era un linguaggio che permetteva di sperimenta­re». Ma quali sono i requisiti essenziali di una serie web? «Sotto il profilo produttivo parliamo di serie a basso budget, quindi fin dalla scrittura occorre ridurre tutto al minimo indispensa­bile: poche situazioni, pochi attori, poche location. È poi importante semplifica­re il linguaggio: una scena posso farla con 15 inquadratu­re, ma comporta tempi produttivi lunghi. Sul piano della regia, il linguaggio dev’essere veloce, deve catturare subito lo spettatore perché sul web si fa presto a passare ad altro». Trent’anni fa anche riguardo ai telefilm si dicevano cose simili, soprattutt­o sul piano produttivo: oggi nelle serie tv si è arrivati a un livello di qualità e investimen­ti analoghi al cinema. Tipica della serialità web, anche in Ticino, concludiam­o con Pellegrine­lli, è una certa voglia di osare assente in tv: «Come detto, c’è pure il bisogno di prendere più velocement­e lo spettatore, per cui tornano di moda anche i generi: horror, thriller, noir. Ma soprattutt­o dietro le serie ci sono degli autori giovani, sono frutto di un gap generazion­ale che forse sta cambiando il modo di scrivere». Vedi il trailer di ‘La strategia dell’acqua’

su www.laregione.ch/strategia

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Il Direttore (Giancarlo Previati)

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