Numeri uno senza Slam
L’ebbrezza del trono già la conoscono, ma né Simona Halep né Caroline Wozniacki hanno mai vinto un torneo ‘major’
Sesto giocatore al mondo, Marin Cilic è in finale di un torneo dello Slam per la terza volta, grazie al successo in tre set ai danni dell’invitato a sorpresa, il britannico Kyle Edmund. Il croato vinse gli Us Open del 2014 contro Kei Nishikori (ma la vera impresa fu di eliminare Federer in semifinale con un tennis che non seppe mai più riproporre), e perse contro il basilese a Wimbledon, lo scorso anno. Marin non è mai stato numero uno al mondo, ma ha già uno Slam all’attivo. Decisamente anomala, per contro, la situazione in campo femminile. L’atto conclusivo vedrà di fronte Simona Halep e Caroline Wozniacki. Sono la numero uno e la numero due al mondo, e per questo sono meritevoli della finale, non ci piove. Anche la danese fu a suo tempo in vetta al ranking, nelle stagioni 2010 e 2011. Ma quello che davvero accomuna le due non è tanto l’aver occupato il trono mondiale, bensì il non aver mai vinto un titolo Slam in carriera.
Scampato pericolo, per due
È un dato per certi versi sconcertante. Per arrivare ai vertici del tennis femminile non serve imporsi nei tornei che realmente certificano la superiorità dell’una o dell’altra (gli Slam, in campo maschile, li vincono sempre i più forti), bensì è sufficiente esibire una costanza di rendimento che paga comunque. Anche perché la concorrenza è quello che è. Più della costanza, sono gli alti e bassi – a volte imbarazzanti – a farla da padroni. Insomma, che Halep e Wozniacki siano in finale, per certi versi mette le cose a posto, dopo alcuni guizzi fugaci di tenniste non propriamente sintesi del meglio a livello mondiale: la francese Bartoli a Wimbledon, Ostapenko a Parigi, Vinci e Pennetta a New York. È però sintomatico di un movimento in cerca di certezze – Serena Williams a parte, che quando c’è e sta bene vince – le cui gerarchie sono troppo sovente ribaltate da esiti sorprendenti e, appunto, estemporanei. La fuoriclasse vera è quella che a successo alterna successo, lungo un processo
di crescita per gradi, pur mettendo in conto qualche battuta a vuoto, ci mancherebbe. Ben altro discorso è la meteora che morde e fugge, per non più ripresentarsi, quantomeno ai massimi livelli. Troppe volte è accaduto, e non aiuta né lo spettacolo, né la qualità, né il prodotto tennis in senso lato. Altro punto in comune tra le due finaliste: entrambe hanno dovuto salvare dei match ball nel corso del loro cammino: Halep al terzo turno, contro l’americana Lauren Davis, e in semifinale contro Angelique Kerber. Wozniacki al secondo impegno contro
la croata Jana Fett. Scampato il pericolo, domani si contendono il trono. Un motivo in più per cogliere l’attimo e onorare una finale che una volta tanto pone di fronte la uno e la due. La danese, vincitrice dell’ultimo Masters, vanta un saldo positivo negli scontri diretti con la rumena. Vinse a Stoccarda nel 2015, e lo scorso anno a Eastbourne e a Singapore, al citato Masters che rappresenta il suo trofeo più importante. In attesa di finalmente mettere le mani sul primo Slam, un evento secondo a nessuno, per importanza, finali della Wta comprese.