Tusculum, il dolore del paese
Una comunità profondamente scossa quella che incontriamo nel paesino della Val Mara dopo l’arresto, una settimana fa, per malversazioni del direttore amministrativo e della vicedirettrice dell’omonima fondazione, costituitasi accusatrice privata
Una serie di case, qua e là alcune moderne villette, la chiesa accanto alle scuole, e a una manciata di metri la Posta, la Casa comunale e la locale banca. Tutto intorno ancora molto verde e uno scorcio che si allarga sul lago Ceresio. È un paese, Arogno, semi-deserto quello che visitiamo a mattinata inoltrata desiderosi di raccogliere umori e riflessioni dei suoi abitanti, dopo quello che è stato definito ‘un vero e proprio fulmine a ciel sereno’. Nessuno parla? Le nostre prime impressioni sono subito fugate dalla grande disponibilità che troviamo nelle persone che via via incrociamo sulla strada principale, arteria trafficata per i tanti frontalieri che giornalmente dalla Val d’Intelvi scendono al piano ticinese. E la ‘visita’ si trasforma così in una preziosa raccolta di testimonianze, spesso incredule. Ci pare quasi che la nostra presenza sia accolta positivamente, come ‘catino’ dove riversare quanto ancora mal digerito. «Mi fa male al cuore pensare a quanto avvenuto». Sono le prime parole che ci dispensa una cortese signora, ancora attonita per quanto successo proprio una settimana prima. Quel tintinnio di manette, strette alle mani di direttore e vicedirettrice della Fondazione Tusculum, continua a rimbombare nelle teste e nell’animo della gente del paese: «Non avrei mai pensato a un tale fatto, era l’ultimo dei miei pensieri... Certo che è capitato un po’ a tutti di chiedersi di questa crescita così ‘in grande’, ma avevamo fiducia in loro. Avrei messo la mano sul fuoco».
A ieri all’Esecutivo di Melano non sono pervenute le dimissioni della consigliera
Erano, infatti, entrambi molto conosciuti i due responsabili della casa anziani. Il primo, sessantenne, oltre che direttore anche diacono permanente, vive con la famiglia a Riva San Vitale; la seconda, 44 anni, residente a Melano, dove riveste il ruolo di consigliera co-
munale, è di origini arognesi. Proprio il suo ruolo pubblico è in questi ultimi giorni tema di discussione. Da noi contattato il sindaco di Melano, Daniele Maffei, ci ha confermato che è stato argomento della recente riunione di Municipio. Esecutivo al quale, ancora ieri, considerata la ‘scomoda’ posizione della donna, non sono ancora pervenute le probabili dimissioni. «E poi quel ‘don’...». La infastidiva? Chiediamo alla nostra interlocutrice: «Ma forse quanto insegnato da papa Francesco è qualcosa di... diverso. La villa con piscina, le feste con amici e dipendenti... certo il loro stipendio sarà stato molto buono, ma allora perché?». Torna a casa con la testa bassa l’anziana signora regalandoci un’ultima frase: «Questa cosa non possiamo proprio mandarla via dalla testa!». A pesare sull’alta considerazione che i due avevano in paese, le ultime indiscrezioni sul ‘modus operandi’ attivato, pare, almeno da una decina di anni: un giro contabile che dalle casse dell’istituto portava a coprire, diversamente, una serie di rimborsi spese, sotto cui si sarebbero celati ingiustificati acquisti per le proprie abitazioni (dall’oggettistica a prestazioni di artigiani, ai generi alimentari). Centomila franchi, la cifra che, al momento, pare sia stata sottratta, ma il lavoro in corso degli inquirenti potrebbe ‘gonfiare’ ulteriormente il totale. Un dato di fatto è la permanenza in carcere del direttore e del suo braccio destro: almeno fino al 27 aprile. Lo ha deciso il giudice per i provvedimenti coercitivi, probabilmente, per scongiurare un possibile inquinamento delle prove.