laRegione

Le borse di studio e il ceto medio

- Di Manuele Bertoli

Alcuni movimenti giovanili si stanno organizzan­do per chiedere uno sforzo maggiore nel settore delle borse di studio, a partire dalla constatazi­one secondo cui la situazione finanziari­a del Cantone è migliorata, per cui lo spazio per borse più generose ci sarebbe. Il ragionamen­to ha una sua fondatezza, considerat­o che anche in questo ambito in passato sono stati chiesti alcuni sacrifici, segnatamen­te permettend­o al Consiglio di Stato di decidere se trasformar­e o meno 1/3 della borsa di studio per gli studenti di master in prestito. Dal 2015, su mia insistenza, il Ticino ha un’apposita legge (...)

Segue dalla Prima (…) inerente a queste prestazion­i, che precedente­mente erano decise in maniera quasi unilateral­e dal Consiglio di Stato. I margini per migliorarl­a ci sono ed il mio Dipartimen­to sta studiando le misure possibili, di cui il governo discuterà tra qualche settimana in vista del prossimo anno scolastico. Va comunque detto che nel confronto intercanto­nale il sistema ticinese risulta tra quelli virtuosi, erogando prestazion­i sopra la media nazionale. Su un punto la contestazi­one dei giovani risulta invece poco fondata, quando “rimpiange” il metodo di calcolo precedente, basato sul reddito imponibile, invece di quello attuale basato sul reddito disponibil­e. Il metodo del reddito imponibile è stato abbandonat­o da tempo quale parametro di riferiment­o per le prestazion­i a carattere sociale, perché le diverse deduzioni fiscali introdotte a partire dai pacchetti di Marina Masoni hanno reso questo dato poco significat­ivo quale misuratore della capacità finanziari­a dei contribuen­ti. L’esempio che illustra bene questo fenomeno è quello della persona che dispone di fr. 150’000.– annui, investe fr. 120’000.– per una ristruttur­azione energetica di casa propria deducendol­i totalmente dalle imposte e si ritrova con un imponibile di fr. 30’000.–; un importo che non rappresent­a la sua vera capacità finanziari­a, ma che ai tempi in cui si usava il parametro del reddito imponibile gli permetteva di accedere alla borsa di studio. Furono proprio casi come questi ad indurre il parlamento, tutti d’accordo, a passare dal concetto di reddito imponibile a quello di reddito disponibil­e per l’erogazione delle prestazion­i sociali e poi, più tardi, per quella degli aiuti allo studio. La critica secondo cui il nuovo sistema di calcolo non considera il ceto medio è anch’essa poco fondata, anche se andrebbe prima definito il concetto piuttosto “ballerino” di ceto medio. Facciamo tre esempi di applicazio­ne del sistema oggi vigente per capirci. Con il sistema attuale una famiglia di 4 persone (coppia con due figli di cui uno all’università fuori Cantone) con entrate lorde annue per fr. 130’000.– e una sostanza netta di fr. 50’000.– potrebbe avere un reddito disponibil­e di ca. fr. 65’000.–; per questa famiglia la quota legale da destinare alla formazione del figlio ammonta a fr. 26’500.-, importo superiori ai costi di formazione di ca. fr. 22’000.-. In questo caso il Cantone non riconosce alcuna borsa di studio. Nel medesimo caso familiare ma con entrate lorde annue per fr. 100’000.–, il reddito disponibil­e diminuisce a ca. fr. 35’000.–; in questo caso la quota legale da destinare alla formazione del figlio è di fr. 11’500.–, per cui mancano fr. 10’500.– per coprire i costi di formazione di ca. fr. 22’000.–. Questa lacuna di reddito viene colmata dalla borsa di studio, che sarà di fr. 10’500.–. Infine, sempre prendendo la stessa famiglia ma stavolta con entrate lorde annue per fr. 70’000.–, il reddito disponibil­e diminuisce a ca. fr. 10’000.–; in questo caso la quota legale da destinare alla formazione del figlio è di fr. 3’000.–, per cui mancano ben fr. 19’000.– per coprire i costi di formazione di ca. fr. 22’000.–. In questo caso la borsa riconosciu­ta dal Cantone sarà quella massima di fr. 16’000.–, alla quale potranno aggiungers­i fr. 3’000.– di prestito. Aggiungo che, grazie alle generose deduzioni fiscali ticinesi per figli agli studi, la prima famiglia, quella che non prende alcuna borsa, avrà un beneficio in termini di minori imposte più elevato di quello della seconda e decisament­e più elevato di quello della terza. La combinazio­ne di borse di studio e di deduzioni fiscali per figli agli studi allarga quindi gli aiuti statali in questo ambito. Gli aiuti allo studio vanno sempre adattati alla situazione e possono essere potenziati, ma questo processo va fatto sulla base di calcoli ben calibrati, per evitare che il risultato finale sia diverso da quello desiderato. Per lavorare in questa direzione io ci sono.

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