Il gelo di Pence conferma l’ostilità di Washington
Washington – Diceva tutto la faccia di Mike Pence. Non c’è motivo di considerare ridotta di un millimetro la distanza fra Washington e Pyongyang. Distanza che, al contrario, Donald Trump ha ordinato di sottolineare. Perché la “tregua olimpica”, pur rispettata nella forma, per il presidente Usa non muta la natura del conflitto. Soprattutto non è un buon motivo per abbassare la guardia o per mitigare la pressione che Trump vuole mantenere alta anche a Washington, nonostante i pareri contrari a una escalation. Messaggio poi ribadito anche dalla Casa Bianca nel sottolineare che Pence non ha interagito con la sorella di Kim Jong-un, Kim Yo-jong, nonostante fossero seduti a pochi metri di distanza durante la cerimonia di inaugurazione. Non si perda di vista, insomma, quale è, e rimane, la posizione Usa. Pence lo ha scandito al suo arrivo in Corea del Sud: gli Usa “faranno pressione massima” fino a quando i nordcoreani “non abbandoneranno permanentemente e in maniera irreversibile il loro programma nucleare e balistico”. Prima ancora aveva ricordato l’intenzione dell’amministrazione Usa di imporre “le più dure” sanzioni a Pyongyang, anche durante le Olimpiadi se necessario. A Washington, però, non c’è unanimità su quanto debba spingersi avanti con le minacce. La retorica di Trump sulla Corea del Nord ha spesso suscitato allarme per un tono che può portare ad azioni precipitose. Emblematico di tali tensioni è il caso del ritiro nelle scorse settimane della nomina di Victor Cha quale ambasciatore a Seul, deciso per la sua dichiarata avversità a una escalation militare. Il Pentagono fa muro e la Casa Bianca è frustrata. Uno scenario, questo, tratteggiato di recente anche dal ‘New York Times’, che ha messo in evidenza le spaccature interne all’amministrazione Usa su come contrastare la minaccia rappresentata dal programma nucleare di Pyongyang. Che dalla “diplomazia olimpica” scaturisca un nulla di fatto, almeno nel breve periodo, è lo scenario ritenuto perciò più verosimile.