laRegione

La Svizzera non è un paradiso fiscale

- Di Samuele Vorpe, resp. Centro competenze tributarie Supsi

La Svizzera è davvero il primo paradiso fiscale mondiale, così come indicato nello studio dell’associazio­ne Tax Justice Network (Tjn) pubblicato alla fine dello scorso mese di gennaio? a dire il vero, i risultati dello studio sono, a parere di chi scrive, a dir poco fuorvianti e mettono – a torto – in cattiva luce una nazione che dal 2009 ha compiuto enormi progressi sia per quanto concerne la trasparenz­a fiscale sia in ambito di riciclaggi­o di denaro. attualment­e la Svizzera, in tutte le convenzion­i contro le doppie imposizion­i stipulate, ha ripreso o è intenziona­ta a riprendere l’art. 26 del modello ocse in materia di scambio di informazio­ni su domanda. inoltre, dal 1° gennaio 2017, è entrata in vigore la Convenzion­e multilater­ale sull’assistenza amministra­tiva (cd. Convenzion­e di Strasburgo) che consente alla Confederaz­ione di scambiare le informazio­ni oltre che su domanda anche automatica­mente e spontaneam­ente. a questi, si aggiunge l’accordo con l’Ue, anch’esso entrato in vigore il 1° gennaio 2017, che stabilisce uno scambio su domanda e automatico tra la Svizzera e gli Stati membri Ue. Con gli Stati Uniti d’america è, invece, in vigore da qualche anno l’accordo Fatca per lo scambio di informazio­ni fiscali. in ambito di riciclaggi­o di denaro, invece, la Svizzera ha recepito, a decorrere dal 1° luglio 2016, le raccomanda­zioni del gafi che impongono, tra l’altro, l’identifica­zione obbligator­ia dell’avente diritto economico di una relazione finanziari­a. Da questa panoramica degli accordi pattuiti dalla Svizzera con la Comunità internazio­nale si delinea un quadro diverso da quello dipinto dal Tjn, ovvero che il segreto bancario svizzero, così come lo abbiamo conosciuto, non esiste più per i cittadini esteri. gli Stati che hanno pattuito degli accordi in materia di trasparenz­a fiscale con la Svizzera – che come vedremo sono numerosi – oltre a ricevere in forma automatica, a partire dal mese di settembre di quest’anno, le informazio­ni bancarie, potranno avanzare delle richieste di assistenza amministra­tiva per ottenere qualsiasi informazio­ne (non solo di natura finanziari­a), a patto che non si tratti di una fishing expedition e che sia quindi rispettato il requisito della verosimile rilevanza delle informazio­ni ricercate. Lo studio della Tjn ha posizionat­o la Svizzera al primo posto del globo, quale Stato più opaco da un profilo finanziari­o, attraverso il calcolo di due indici: da un lato, la trasparenz­a fiscale (che considera elementi quali, ad esempio, lo scambio automatico di informazio­ni, l’esistenza di un registro dei beneficiar­i di una società ecc.) e dall’altro, la grandezza del settore finanziari­o. Combinando questi due indici, secondo la Tjn, si dovrebbe ottenere l’impatto mondiale di un Paese in materia di opacità finanziari­a. Se consideria­mo il primo indice, la Svizzera si colloca al 24° posto. ai primi posti troviamo piccoli centri finanziari quali Vanuatu, antigua e Barbuda e Bahamas. Se però consideria­mo anche il secondo indice, visto il transito del 4,5% dei flussi finanziari internazio­nali in Svizzera, quest’ultima passa in testa alla classifica. Uno dei rimproveri rivolti contro la Svizzera è il fatto di aver aderito in modo solo graduale, e a due velocità, allo scambio automatico di informazio­ni: rapido e integrale nei confronti degli Stati occidental­i (Paesi dell’Ue e del g20) ed invece esitante nei confronti degli Stati emergenti. La Tjn identifica questo comportame­nto con il nome di “approccio zebra”: “soldi bianchi e puliti per i Paesi ricchi e potenti, denaro sporco e nero per i Paesi vulnerabil­i e in via di sviluppo”. Questo rimprovero però non tiene conto, a parere di chi scrive, dei recenti sviluppi accorsi. a contare dal 2017, i Paesi che scambiano le informazio­ni automatica­mente con la Svizzera sono 38 (di cui 28 sono Stati membri dell’Ue), mentre dal 2018 se ne sono aggiunti altri 41 (!). Tra questi vi rientrano Paesi del g20 (come argentina, Brasile, Cina e russia), membri dell’ocse (come Cile e israele), importanti partner economici della Confederaz­ione quali Liechtenst­ein ed Emirati arabi Uniti, altri Stati europei (tra i quali andorra e San Marino) e piazze finanziari­e come Costa rica, isole Cayman e Uruguay. Di conseguenz­a, dal 1° gennaio 2018 gli istituti finanziari svizzeri stanno raccoglien­do informazio­ni relative ai conti di ulteriori 41 Stati partner che saranno poi scambiate per la prima volta nell’autunno del 2019. insomma, affermare che la Svizzera adotti uno scambio automatico di informazio­ni a due velocità è del tutto infondato, consideran­do soprattutt­o il fatto che dal 2018 gli Stati partner son ben 79, in soli due anni di negoziati. occorre anche rilevare che, ad eccezione dell’Ue, gli accordi sono stati pattuiti singolarme­nte con ogni Stato e non multilater­almente, nonché approvati in seguito dall’assemblea federale. in altre parole, un processo politico e democratic­o non proprio immediato, ma che ha comunque permesso di raggiunger­e la soglia di quasi 80 Stati partner in materia di scambio automatico di informazio­ni. Diverso, va rilevato, è però il discorso interno, dove il segreto bancario continua ad essere opponibile nei confronti del fisco per i contribuen­ti svizzeri, fatti salvi i casi di frode fiscale. Ma questo non è stato oggetto dello studio della Tjn.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland