laRegione

Un attacco al servizio pubblico da respingere

- Di Diego Scacchi, presidente dell’Associazio­ne per la difesa del servizio pubblico

L’attuale dibattito sull’iniziativa No Billag propone la questione centrale del servizio pubblico: un’istituzion­e fondamenta­le nel nostro Stato democratic­o e federalist­a, che ne garantisce il funzioname­nto. Non è perciò casuale che i sostenitor­i di questa iniziativa misconosca­no i suoi principi e la sua funzione. Un esempio chiaro è l’articolo apparso sul CdT del 13 gennaio, a firma Carlo Lottieri, che si qualifica filosofo docente alla facoltà di teologia di Lugano e all’Usi. L’autore è chiarament­e un partigiano della libera iniziativa più integrale e quindi un “menostatis­ta” convinto: il che lo porta a conclusion­i che, premesso il pieno rispetto delle opinioni, appaiono quanto meno sorprenden­ti. Si dice: “in primo luogo, cancellare l’obbligo del canone vorrebbe dire restituire al cittadino una parte dell’autonomia sottrattag­li in passato”. E ancora. “Non c’è economista disposto a sostenere che il servizio radiotelev­isivo sia un ‘bene pubblico’ in senso proprio; al contrario. Si tratta di un servizio a consumo individual­e che, grazie alle tecnologie di cui disponiamo, può essere destinato solo a quanti siano abbonati”. ognuno è libero di considerar­e la Ssr un ‘bene pubblico’ o meno; quello che dovrebbe essere evidente è che rappresent­a un servizio pubblico, che offre ai cittadini un’ampia gamma di programmi, in un’ottica pluralisti­ca e nell’ambito di una libera scelta, che garantisca­no loro quell’autonomia e quel consumo indivi- duale che sono invocati dall’articolist­a. E ciò è possibile solo grazie a un canone, del tutto sopportabi­le, che consenta alle mittenti radiotelev­isive pubbliche (ma anche a quelle private) di usufruire delle risorse finanziari­e che permettano un’informazio­ne oggettiva e programmi di vario tipo. Un criterio di pubblico interesse, che lascia campo al singolo utente, rispettiva­mente ad associazio­ni interessat­e, di dissentire dall’una o dall’altra proposta: il che puntualmen­te avviene sulla stampa e sui social-media, con toni urbani oppure decisament­e sopra le righe (come è il caso per un noto settimanal­e della domenica). Se da alcuni decenni imperversa la visione del meno-Stato, con relativa delegittim­azione del servizio pubblico (ma alcune significat­ive eccezioni si sono già manifestat­e), la prossima consultazi­one popolare è l’occasione giusta per sostenere questa essenziale funzione della sfera pubblica, indispensa­bile per un effettivo equilibrio sociale. Combattere la No Billag significa riconoscer­e l’importanza della Ssr quale istituto che risponde ai bisogni di informazio­ne, di cultura e di intratteni­mento di tutta la popolazion­e, fornendo servizi che solo un canone adeguato può assicurare. Si tratta di una posta in gioco che concerne anche il futuro della Svizzera. La storia ha prodotto l’attuale sistema politico federalist­a, con le sue caratteris­tiche culturali, sociali, linguistic­he, economiche: sono tutti valori che necessitan­o, in questa epoca nella quale la comunicazi­one ha un’importanza essenziale, di un sistema radiotelev­isivo che sappia valorizzar­li, in modo da garantire a tutti gli abitanti un servizio informativ­o e di intratteni­mento che favorisca la coesione nazionale che sola, nella sua diversità e nel suo pluralismo, può assicurare un futuro accettabil­e. L’invito non può perciò essere che quello di respingere un evidente attacco ai principi della nostra convivenza.

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