Un attacco al servizio pubblico da respingere
L’attuale dibattito sull’iniziativa No Billag propone la questione centrale del servizio pubblico: un’istituzione fondamentale nel nostro Stato democratico e federalista, che ne garantisce il funzionamento. Non è perciò casuale che i sostenitori di questa iniziativa misconoscano i suoi principi e la sua funzione. Un esempio chiaro è l’articolo apparso sul CdT del 13 gennaio, a firma Carlo Lottieri, che si qualifica filosofo docente alla facoltà di teologia di Lugano e all’Usi. L’autore è chiaramente un partigiano della libera iniziativa più integrale e quindi un “menostatista” convinto: il che lo porta a conclusioni che, premesso il pieno rispetto delle opinioni, appaiono quanto meno sorprendenti. Si dice: “in primo luogo, cancellare l’obbligo del canone vorrebbe dire restituire al cittadino una parte dell’autonomia sottrattagli in passato”. E ancora. “Non c’è economista disposto a sostenere che il servizio radiotelevisivo sia un ‘bene pubblico’ in senso proprio; al contrario. Si tratta di un servizio a consumo individuale che, grazie alle tecnologie di cui disponiamo, può essere destinato solo a quanti siano abbonati”. ognuno è libero di considerare la Ssr un ‘bene pubblico’ o meno; quello che dovrebbe essere evidente è che rappresenta un servizio pubblico, che offre ai cittadini un’ampia gamma di programmi, in un’ottica pluralistica e nell’ambito di una libera scelta, che garantiscano loro quell’autonomia e quel consumo indivi- duale che sono invocati dall’articolista. E ciò è possibile solo grazie a un canone, del tutto sopportabile, che consenta alle mittenti radiotelevisive pubbliche (ma anche a quelle private) di usufruire delle risorse finanziarie che permettano un’informazione oggettiva e programmi di vario tipo. Un criterio di pubblico interesse, che lascia campo al singolo utente, rispettivamente ad associazioni interessate, di dissentire dall’una o dall’altra proposta: il che puntualmente avviene sulla stampa e sui social-media, con toni urbani oppure decisamente sopra le righe (come è il caso per un noto settimanale della domenica). Se da alcuni decenni imperversa la visione del meno-Stato, con relativa delegittimazione del servizio pubblico (ma alcune significative eccezioni si sono già manifestate), la prossima consultazione popolare è l’occasione giusta per sostenere questa essenziale funzione della sfera pubblica, indispensabile per un effettivo equilibrio sociale. Combattere la No Billag significa riconoscere l’importanza della Ssr quale istituto che risponde ai bisogni di informazione, di cultura e di intrattenimento di tutta la popolazione, fornendo servizi che solo un canone adeguato può assicurare. Si tratta di una posta in gioco che concerne anche il futuro della Svizzera. La storia ha prodotto l’attuale sistema politico federalista, con le sue caratteristiche culturali, sociali, linguistiche, economiche: sono tutti valori che necessitano, in questa epoca nella quale la comunicazione ha un’importanza essenziale, di un sistema radiotelevisivo che sappia valorizzarli, in modo da garantire a tutti gli abitanti un servizio informativo e di intrattenimento che favorisca la coesione nazionale che sola, nella sua diversità e nel suo pluralismo, può assicurare un futuro accettabile. L’invito non può perciò essere che quello di respingere un evidente attacco ai principi della nostra convivenza.